giovedì 23 dicembre 2010

Delle montagne parlanti, il Feng Shui interiorizzato

Quando siamo arrivati abbiamo percepito da subito la specialità dei Casali nella relazione con l’alta valle, le montagne e i fiumi riverberavano la loro energia in quel fuoco, il nucleo costruito in epoca altomedioevale.
Erano leggere intuizioni, confermate dalla visita degli esperti che negli anni successivi mi hanno accompagnato nella scoperta del Feng Shui.

Il Bregaceto, il Ramaceto, l’Aiona, il “cuneo”, li ho osservati con empatia, ma ancora erano uno sfondo, una cornice poderosa e verdeggiante.
Vivere quassù e approfondire gli studi del Feng Shui mentre rendevo più intenso il lavoro su di me attraverso il dialogo con il corpo fisico, energetico ed emotivo, mi ha permesso di sentire il collegamento con queste formazioni naturali proprio come con esseri animati.

E’ una condizione che avvicina alla dimensione del Tutto, in cui cadono i confini tra il proprio sé individuale e la realtà di cui siamo parte.

La mutevolezza atmosferica, stagionale, i cambiamenti di luce, di colore, risultano forme di qualità energetiche ed aiutano nella comprensione e nella conoscenza di sé.
Le simbologie delle forme svelano contenuti inaspettati, queste montagne in cui si susseguono forme di fuoco e di acqua (come in una sauna finlandese!) hanno le caratteristiche dei luoghi (Eva Wong) che gli antichi cinesi ritenevano adatti a temprare i guerrieri (fase metallo).

Tutto ciò sembra ancor più “curioso” visto che la formazione Anidra, quella più complessa e interiore, è in effetti una via del guerriero, del samurai, di colui o colei cioè che, per espandere la propria consapevolezza, rivolge l’attenzione al "combattimento" con la propria ombra, i propri condizionamenti automatici, i pregiudizi, le paure.

Lo Yoga nel Tayoqi


Per Yoga non intendo certo soltanto l’utilizzo del corpo attraverso le posture (asana), bensì tutto quel processo da avviare per riportare la mente sotto controllo. Questo per ricomporre la divisione propria dell’essere umano tra mente e corpo, Yoga è unione.
Occorre partire dalla mente, intesa come l’insieme complessivo delle funzioni mentali che ha per oggetto normale il mondo esterno. Lo Yoga si pone l’obiettivo di imbrigliare il flusso mentale rivolto all’esterno, la sua interiorizzazione ed infine la sua dissoluzione alla sorgente.
La postura Yoga che si esercita nel Tayoqi rappresenta un supporto per questo obiettivo, deve divenire stabile e agevole rilassando lo sforzo e immedesimandosi con l’infinito.
Gli ostacoli sono le fonti di distrazione della mente che sono: la malattia, l’indolenza, il dubbio, la negligenza, il languore, l’intemperanza,, l’illusione, il fallimento e la volubilità.

venerdì 17 dicembre 2010

TAYOQI ovvero la nuova frontiera del lavoro integrato sul corpo(i).

Il Tayoqi è il risultato della sintesi di un lavoro sui corpi fisico, energetico ed emotivo, che ho condotto per una trentina d’anni. Il termine designa una unità sinergica tra tai chi chuan, yoga e qi gong. Parlo di sinergia in quanto ognuna delle discipline in questione interagendo direttamente con le altre determina dei risultati diversi da quelli ottenuti da una sua azione separata. 
Ciò che viene a prodursi risulta alquanto interessante per chi ricerca in profondità su di sé in quanto si tratta di alchimie particolari come quelle che entrano in gioco quando si avvicinano pratiche di accumulazione (qi gong) che hanno come obiettivo la creazione di forza esplosiva elastica e tecniche di distensione yoga. Oppure l’avvicinamento di opposti come la pratica dell’immobilità zhan chuang e la pratica dell’esplosione fa ji.
Il Tayoqi si pratica eseguendo una forma (kata) con al suo interno elementi e principi provenienti dalle 3 discipline. La forma non ha una rigidità formale ma prevede ambiti interpretativi che, nei livelli più avanzati e maturi di esecuzione, portano la forma a manifestarsi come una sorta di danza dell’energia.
Il tayoqi è frutto della convinzione che ogni tradizione esprime un punto di vista, anche se importante, non esaustivo e che la contaminazione tra culture diverse può portare risultati preziosi per la ricerca.

Nel corso del 2011 istituiremo corsi e seminari di questa “nuova disciplina” con cui condividerò questo nuovo approccio al lavoro su di sé.


TAYOQI or the new frontier on integrated work on the body (s).


Tayoqi is the result of a work of synthesis that I conducted on the physical, energetic and emotional bodies, over a period of thirty years. The term refers to the synergistic unity between tai chi chuan, yoga and qi gong. I'm talking about synergy as each of the disciplines in question directly interacts with the other, resulting in a different outcome than the one that is obtained by their separate performance.
The result of such synergies is quite interesting for those who seek deep within themselves, as we are talking about particular alchemies like those that come into play when approaching practices such as the accumulation of qi (qi gong) that have the objective of creating an explosive strength, and relaxing techniques such as yoga. Or even the practice of uniting the opposites, such as the practice of stillness, zhan chuang, and the practice of explosion, fa ji.
We practice Tayoqi by performing a sequence (kata) that holds elements and principles of these three disciplines. The sequence does not have a rigid formality and welcomes different areas of interpretation that, in the most advanced and mature levels of performance, bring the form to emerge as a kind of energy dance.
Tayoqi is the result of the belief that each tradition expresses a point of view that, for how important it may be, is not exhaustive and that the interaction between different cultures can bring valuable results for ones’ personal research.

During 2011, courses and seminars of this "new discipline" will take place at centroAnidra and I will share this new approach on how to work on oneself.






martedì 14 dicembre 2010

A proposito della rigidezza e della flessibilità


“Quando gli uomini nascono sono teneri
e quando muoiono sono rigidi.
Quando gli alberi nascono sono flessibili
e quando muoiono sono duri.
La rigidità è quindi compagna della morte.
La flessibilità è compagna della vita.
Così quando un esercito è rigido,
non prevale.
Quando un albero è robusto,
viene tagliato.
Dunque il rigido e il robusto stanno in basso,
il tenero e il flessibile stanno in alto.”
(Chuang-tzu)
Di grande utilità comprendere la relazione tra robusto e flessibile. Sarebbe un errore concepirli come antagonisti; l’uno ha bisogno dell’altro, nell’uno occorre trovare l’altro.
Obiettivo fondamentale della pratica del tai chi quan è la costruzione di uno schema corporeo in cui in basso (gambe, bacino ecc.) sta il robusto e in alto (braccia, busto ecc.) sta il flessibile. 

domenica 12 dicembre 2010

TAIJI QUAN e LAVORO SU DI SE’

Seguo Paolo nel suo Taiji quanLa perla della vera sintesi” per trovare chiavi e indicazioni nella ricostruzione di me, nel dialogo con il mio corpo che sviluppo da qualche anno ormai nella cura di me stessa, a seguito di un grosso politrauma.

E' come rientrare in un abito inamidato o congelato e scioglierlo dall’interno, impiegando i principi del taiji, contattando le parti di me, portando lì l’attenzione - yi -, provando a muoverle attraverso contrazioni isometriche e a “impastarle” nello shi li.

Non so cosa si veda dall’esterno, ma dall’interno le sensazioni talvolta sono intense, perfino commoventi.

Naturalmente non sono tutte rose e fiori, ci sono fasi cicliche, ottave ascendenti e discendenti che ho imparato a riconoscere, momenti in cui la fatica e il fastidio per un abito molto stretto e il dolore anche, aumentano la tentazione di interventi invasivi. Il lavoro fisico ed energetico si mescola a un lavoro di osservazione di sè, di monitoraggio delle proprie emozioni, dei propri stati d'animo, di non identificazione con gli "alti" e i "bassi" che questi passaggi comportano.
Via Via lo sguardo si amplia e riesco a dare prospettiva ai singoli momenti, senza rimanere completamente schiacciata nelle emozioni date dalla fase in cui mi trovo.
Francamente ancora oggi, per me che intendo la vita come un grande laboratorio, se scegliessi una risoluzione più rapida ed esterna - per quanto più consueta e "sicura" - nella cura di me, mi sembrerebbe di gettar via l’opportunità di una riscrittura dall’interno delle possibilità del corpo.
Questa ricerca volta all'autoguarigione, questa scelta, penso risponda maggiormente alle domande di armonia e di efficacia che non trovano riscontro in altri tipi di interventi più invasivi.

Quando pratico il qi gong e accumulo energia insieme a quest’attenzione presente rivolta alle varie parti di me nutro un sentimento: l'abbandono fiducioso all’intelligenza del mio corpo, quella che non ha a che fare con me (fortunatamente) ma che vibra in risonanza con l’universo.


Mi piace nel ritzu zen applicare le posture che richiamano i cinque movimenti, o le cinque fasi (legno fuoco terra metallo acqua) trovando in questo una corrispondenza tra me (il mio corpo fisico, energetico ed emotivo) il paesaggio naturale in cui vivo, il qi gong e il feng shui che pratico nella mia professione.

giovedì 9 dicembre 2010

APRIRSI ALL’ESPERIENZA

Conoscere senza presumere di conoscere è la cosa migliore. Presumere di conoscere ciò che non si sa è una malattia.
Solo riconoscendo questa malattia come tale, è possibile non essere malati.
I saggi sono liberi dai mali riconoscendo questa malattia come tale: così non soffrono di malattie. “            (Chuang-tzu )

Il tratto comune dell’agire con saggezza è costituito dalla creazione di uno stato d’essere attraverso il quale ci si senta ignoranti, nel senso di ignorare i dati dell’esperienza che ci accingiamo a fare. In questo punto il pensiero orientale ( Chuang-tzu ) e occidentale ( Socrate ) convergono decisamente.
Questo stato d’essere sarebbe l’antidoto ideale al pregiudizio, dilagante nella nostra cultura, cioè all’atteggiamento di chi giudica senza conoscere.
Un atteggiamento privo di pregiudizi, rappresenta la condizione ideale per fare tesoro di qualsiasi esperienza.



BEING OPEN TO EXPERIENCE

“It is best to know without presuming to know. Presuming to know what we don’t know is a disease.
Only by recognizing this disease as such, it is possible not be ill.
By recognizing it as such, the wise are free from the evils of this disease: this way they don’t suffer from diseases. “            (Chuang-tzu )

The common feature of 'acting wisely’ is creating a state of being that makes us feel ignorant, in the sense of ignoring the various elements of experience that we are about to have. On this matter the Eastern thought ( Chuang-tzu ) and the Western thought ( Socrates ) strongly converge.
This state of being would be the ideal antidote to prejudice, which permeates our culture, therefore to the attitude of those who judge without knowing.
An attitude free from prejudice, is the ideal condition to have to be able to treasure any experience.

lunedì 6 dicembre 2010

La cedevolezza è il metodo della Via

La cedevolezza è il metodo della Via”, così recita un celebre passaggio del Tao the ching, antico e autorevole testo ispiratore del taoismo. La cedevolezza è anche uno dei principi fondamentali del tai chi quan, l’arte marziale interna per eccellenza.
Purtroppo nella cultura occidentale “cedere” è considerato sinonimo di “essere sconfitti”; per questo motivo un principio di così alta rilevanza per l’evoluzione della persona viene assolutamente ignorato.
Nella pratica del tai chi quan il principio della cedevolezza assume l’importanza che merita: cedere significa accogliere, fare spazio, senza impatto, senza conflitto. Ciò permette di governare, fino a rendere inoffensive energie invasive e disarmoniche.
Appare evidente che si tratta di un principio superiore che evita il proliferare dei conflitti e promuove il confronto armonico tra le persone per la reciproca crescita


Compliance is the method of the Way


“Compliance is the method of the Way" states a famous passage of Tao the ching, an ancient and authoritative inspirational text for Taoism.  Compliance is also one of the fundamental principles of tai chi, the internal martial art par excellence.

Unfortunately, in western culture "surrendering" is considered synonymous of "being defeated", which is why a principle of such high importance for the development of the individual is totally ignored.

In the practice of tai chi quan, the principle of compliance assumes the importance it deserves: surrender is to accept, to make room without impact, without conflict. This allows one to govern invasive and disharmonious energies to the point of making them become harmless.

This is obviously a higher principle that prevents the flourishing of conflicts and encourages harmonic confrontation with the goal of achieving mutual growth.


giovedì 2 dicembre 2010

IL TAI CHI QUAN E L’ACQUA

Spesso per descrivere la qualità del tai chi quan si ricorre alla metafora dell’acqua. Niente al mondo è più flessibile dell’acqua e la flessibilità è un obiettivo fondamentale nella pratica del tai chi quan.

Tuttavia, quando l’acqua attacca ciò che è duro e forte, nessuno riesce a resisterle, perché nulla può cambiarla. Per questo motivo il flessibile vince il rigido, il cedevole vince il forte. Ciò comporta implicazioni molto interessanti anche se lo si vede in ambiti non fisici ( es. emotivo-relazionali).

La superiorità del flessibile sul rigido è risaputa ma non facile da attuare; ecco perché i saggi dicono:
“ Chi può addossarsi le disgrazie di una nazione è il capo del paese;
chi può addossarsi le sfortune di una nazione è il dominatore del mondo”



TAI CHI QUAN AND WATER


We often use the metaphor of water to describe the quality of tai chi quan. Nothing in the world is more flexible than water and flexibility is a key objective in the practice of tai chi quan.

 

However, when water attacks hard and strong elements, none can resist it, because nothing can change it. This is why flexibility wins over rigidity and compliance overcomes strength. This has very interesting implications, even when we observe it in non-physical areas (e.g. emotional and relational).

 

The superiority flexibility over rigidity is well known but not easy to implement, which is why the sages say:

"He who can bear the adversities of a nation is the head of the country;

He who can bear the misfortunes of a nation is the ruler of the world "


lunedì 29 novembre 2010

LE ORIGINI TAOISTE DEL QI GONG

Il qi gong è forse una delle pratiche fondamentali con cui i seguaci del taoismo perfezionavano la conoscenza della natura umana e della vita in genere.
Tao è uno dei simboli più basilari e più comprensivi della lingua cinese. Il centro di ogni discorso filosofico e spirituale. Può significare una via, un sentiero, un principio, un metodo, una dottrina, un sistema; può anche indicare la matrice, la struttura e la realtà dell’universo stesso. Ogni arte e ogni scienza è un tao o una via; nello stesso tempo, l’origine di tutte le cose, la fonte di tutte le arti e di tutte le scienze, è chiamato il Tao o la Via.
Pensando che la natura ultima della Via fosse fondamentalmente al di là della comprensione umana, gli antichi taoisti cercarono le sue tracce nelle modalità con cui si verificavano gli avvenimenti nel mondo naturale, nel mondo sociale e nel mondo interiore della psiche individuale. Alla fine, la ricerca della Via li portò a investigare i vari campi della conoscenza e dell’esperienza.
Dopo generazioni di ricerche taoiste, nei campi basilari della vita, si giunse a riconoscere che seguire la Via conduceva a importanti conseguenze: straordinarie realizzazioni nella conservazione della vitalità fisica, la promozione di relazioni umane basate sulla sensibilità e sull’aiuto reciproco e lo sviluppo dei poteri mentali latenti, fra i quali l’intuizione e la preveggenza. Inoltre, secondo l’etica della Via del tao, questi risultati, una volta realizzati, non dovevano essere tenuti per sé, ma messi al servizio dell’umanità. In accordo con la natura elusiva della Via, le sue benefiche applicazioni non dovevano essere esibite arrogantemente davanti agli altri, ma dovevano essere diffuse in un modo poco appariscente e tuttavia efficace.


THE TAOIST ORIGINS OF QI GONG

The qi gong practice is perhaps one of the key practices with which the followers of Taoism improved their knowledge of human nature and life in general.
Tao is one of the most basic and all-inclusive symbols of Chinese language, the heart of every spiritual and philosophical discourse. It can be interpreted as a way, a path, a principle, a method, a doctrine, a system and can also indicate the matrix, the structure of the universe and of reality itself. Every art and every science is at the same time a Tao or a Way, the source of all things. The source of all art and all science is hence called the Tao or the Way.
The ancient Taoists believed that the ultimate nature of the Way was fundamentally beyond human comprehension, and sought its trails in observing the way in which events occurred in the natural world, in the social world and the inner world of the individual psyche. Eventually, the search for the Way led them to look into the various fields of knowledge and experience.
After generations of Taoist research in the basic areas of life, they came to recognize that following the Way led to important consequences: outstanding realisations in the preservation of physical vitality, the promotion of human relationships based on sensitivity and mutual support and the development of latent mental powers, including insight and foresight. Moreover, according to the ethics of the Way of Tao, these results, once achieved, should not be kept for oneself, but put at the service of humanity. According to the elusive nature of the Way, its beneficial implementations should not be exhibited arrogantly in front of others, but should be disseminated in an inconspicuous yet effective manner.

domenica 28 novembre 2010

Il Respiro

L'attenzione portata al respiro che acquisiamo dallo yoga è uno strumento potente per il governo di sé, consapevolezza, collegamento, salute. Mi ci sono soffermata nei periodi in cui facevo apnea e continuo a impiegare questo strumento regolatore straordinario così intimamente legato alla vita.
In questo periodo porto attenzione al respiro in varie occasioni nella giornata, quando sento aumentare la fre
nesia nelle cose da fare, quando voglio evitare che meccanismi emotivi inopportuni prendano il sopravvento. Respiro consapevolmente e così prendo contatto con il corpo fisico ed energetico, ritrovo la mia centratura, ma anche impiego il respiro per curarmi, come nelle tradizioni taoiste del qi gong, rinnovando la mia energia.
Pratico la respirazione con il mantra ham - sah che è descritto nel post sulla meditazione, e poi anche:

il “respiro curativo
, caratterizzato da tre tempi con il ritmo 1 - 4 - 2. Inspiro (1) sentendo che sto assorbendo l’energia nutriente e creativa, senza forzature sento ampliarsi la pancia e la schiena sotto il diaframma e raccogliere come in un calice questa energia (Prana). Trattengo (4) e porto l’attenzione alle varie parti del corpo dove sento di distribuire l’energia rigenerante che ho assorbito nell’inspirazione. Espiro (2) sentendo che invio alla terra, in modo che possa trasformarli, le scorie e i dolori che ha prodotto il mio organismo. Respiro dal naso e non conto il tempo nella mente (per evitare che questo intervento riduca l’efficacia della pratica) ma valuto la lunghezza delle fasi o attraverso il mantra, o sentendo il battito del cuore, o a sensazione o contando i passi se sto camminando. per me è una pratica davvero rigenerante!
un’altra pratica che sento curativa efficace e corroborante è la respirazione “a becco di corvo”. arrotolo la lingua ed inspiro aria raffrescata così, deglutisco, applico la ritenzione del respiro e poi espiro dalle narici.
la respirazione "solare e lunare”, alternando le narici destra (solare) e sinistra (lunare) con l’impiego delle dita (pollice e medio). Verifico di avere la schiena in una postura corretta, allineata e poi inspiro dalla narice destra, trattengo e cambio narice, espiro dalla sinistra e poi di nuovo dalla sinistra inspiro e poi cambio narice. Proseguo così, anche inserendo le ritenzioni come nelle respirazioni precedenti.

Quando entra aria, energia pulita mi immagino avvolta in uovo dorato che irradia come un piccolo sole, sento gli elementi aria, terra, fuoco, acqua, etere che vanno a vivificare i corrispondenti che sono dentro di me.
Mi piace praticare la respirazione al mattino, ma essendo una un po’ agitata di natura, la pratico anche quando mi sveglio durante la notte e sento il tutto riprendere il suo equilibrio, mi sono dimenticata così i periodi di insonnia! Il respiro è lo strumento che impiego per calarmi in una dimensione di collegamento nei momenti di contatto più intimi con il mio partner.

buona pratica

sabato 27 novembre 2010

Shi li, “impastare” l’energia nel corpo

Con la pratica del ritsu zen fondamentalmente accumuliamo energia e creiamo una rete di connessioni nel corpo che ci permetterà di esprimere una forza straordinaria, esplosiva. Ciò è possibile grazie all’integrazione dei tanti piccoli movimenti (zeng thi) che si costruisce nell’immobilità della postura.
Lo step successivo è costituito dallo Shi li che consiste in movimenti molto lenti rallentati da resistenze elastiche create con la funzione mentale “yi”. In altre parole si tratta “impastare” l’energia che si è accumulata nelle posture statiche, nei movimenti espressivi delle varie tecniche. La fase dello shi li è assolutamente necessaria per finalizzare l’energia che altrimenti, in eccesso, potrebbe creare problemi al livello di equilibrio energetico del corpo. Infatti, come noto, secondo la medicina tradizionale cinese, l’equilibrio del corpo è minacciato sia da carenze che da eccessi energetici.
Nella fase dello shi li, qualsiasi gesto si carichi di energia diventa per questo un gesto potenzialmente marziale, anche una semplice camminata. Per marziale si intende qui un gesto che può essere usato per autodifesa in caso di aggressione.
In questo video un esempio di qi gong.


Shi Li, "kneading" energy into the body

With the practice of Ritsu zen, we practically store energy and create a network of connections in the body that will allow us to express an explosive and unique strength. This is possible through the integration of many small movements (zeng thi) that is built into the stillness of the posture.
The next step is Shi li, a practice made up of very slow movements, which are slowed down by the creation of elastic resistances that achieve with the mental function "yi". In other words, it consists in "kneading" the energy that we accumulate in still postures, in the expressive movements of the various techniques. The Shi li phase is absolutely necessary to direct the energy that, being otherwise in excess, could create problems to the balance of the energy levels of the body. In fact, it is common knowledge that according to traditional Chinese medicine, the balance of the body is threatened by both lack and excess of energy.
During the practice of Shi li, any gesture that is charged of energy becomes a potentially martial gesture, even a simple stroll. With the term martial, we mean a gesture that can be used for self-defense.

 

giovedì 25 novembre 2010

La dimensione marziale del qi gong

Nel qi gong l’aspetto marziale è caratterizzato dalle procedure per pervenire ad esprimere una forza straordinaria. Queste procedure partono da un metodo basato su una forma di introspezione che mira a fortificarsi partendo dall’interno del corpo, a partire da sensazioni interne guidate da un lavoro mentale che si chiama “yi”.

La pratica del ristu zen
Il ritsu zen è il primo gradino del qi gong e consiste in una serie di posture “statiche”.
La postura esteriormente, apparentemente immobile rivela molto altro: i differenti muscoli sono animati senza tregua da movimenti di ampiezza minima che seguono le direttive mentali; non si tratta di un’immobilità pura e semplice. Lo sforzo mentale chiamato “yi”, qui è determinante. Questo termine non ha corrispondenti in italiano; parole come pensiero, intenzione, volontà, sensazione diretta, ne rappresentano una traduzione approssimativa e parziale. Per questa ragione il qi gong è considerato un metodo interno nella storia delle arti marziali. Nei metodi esterni, come in altre discipline, è principalmente attraverso la ripetizione che si acquisisce la tecnica e la potenza.
Obiettivo della pratica del ritsu zen è la formazione di una rete fisico-nervosa particolare con l’attivazione dei muscoli involontari secondari che normalmente restano a riposo nei movimenti abituali.
Nei prossimi post approfondiremo e svilupperemo questi argomenti.
Continuate a seguirci!




The martial dimension of Qi Gong
In qi gong martial aspect is characterized by those procedures used to reach and express an extraordinary force. These procedures start from a method based on a form of introspection that aims to fortify itself starting from the inside of the body, starting from internal sensations led by a mental work which is called "yi".


The practice of Ritzu-Zen 

The Ritsu Zen pose is the first step of qi gong which is made up of a series of "static" postures.
From the outside the apparently still posture reveals much more: the various muscles are relentlessly driven by minute movements directed by the mind, so we are not talking about a simple and straightforward stillness. The mental effort called "yi", in this case is crucial. This term does not have English equivalents, words like thought, intention, desire, direct feelings, are but a rough and partial translation. For this reason, in the history of martial arts qi gong is considered an internal method. In external methods, as in other disciplines, technique and power are acquired mainly through repetition.
The objective of practicing Ritsu Zen is creating a particular physical-nervous network through the activation of involuntary muscles that normally remain at rest in everyday movements.
In the next posts we will further develop these topics.
Stay tuned!

mercoledì 24 novembre 2010

Laboratorio olistico Anidra nella giornata mondiale per l’infanzia 2010

Lo scorso sabato abbiamo realizzato un laboratorio per i bambini della scuola primaria. Abbiamo sviluppato un percorso sensoriale attraverso le parti della pianta, invitandoli a sentire, e a sentire come una pianta, a percepire il collegamento con il mondo naturale, secondo un approccio olistico.

Il percorso, organizzato in uno spazio piuttosto buio, si dislocava in otto stazioni, ciascuna caratterizzata da
  • il materiale che contraddistingue il tema,
  • un colore e una luce (riferiti ai chakra),
  • un’immagine dello stesso colore,
  • un suono (la nota musicale nell’ottava e uno strumento particolare),
  • e anche una fragranza.
Passando attraversando una porta costituita da un serpente che si morde la coda, i bambini erano accompagnati attraverso un viaggio nell’esperienza sensoriale, nel sentire.
Ecco le otto stazioni (come le otto direzioni che troviamo nel taiji e nel feng shui)
  1. RADICI, Radici e terra, rosso, nota do, suono di tamburi e di bassi.Cercare calore, nutrimento, ricchezza. Sentire la solidità della terra che ci sostiene, mettere radici, diventare forti e saldi per potersi sviluppare verso l’alto. I bambini erano invitati a infilare le mani nella terra, ad affondarle e a sentire come un albero sviluppa le sue radici.
  2. GERMOGLIO Germogli di grano, ceci, fagioli, colore arancio, nota musicale re, flauto. Ecco la prima spinta vitale, energia nuova e fresca, la gioia di nascere e la voglia di crescere I bambini toccavano i germogli, li osservavano stupiti, per quasi tutti loro era la prima volta che li vedevano.
  3. FUSTO Cortecce d’albero, colore giallo, nota musicale mi, pianoforte. La forza che porta in alto, l’espressione delle proprie attitudini, dei propri talenti, la centratura che sostiene lo sviluppo, la determinazione. I bambini accarezzano le cortecce, le toccano con le guance, si soffermano sulle sensazioni tattili.
  4. RAMI Rami di castagno, colore verde, nota mi, violini. Ricercare collegamenti, diverse opportunità, scelte, creare l’abbondanza. I bambini si mettono a occhi chiusi con le braccia alzate e le mani aperte e sono guidati a sentirsi come un albero, a sviluppare le proprie fronde nel sentire gli alberi intorno, il vento, il sole.
  5. FOGLIE Foglie autunnali colorate, colore blu, nota fa, voce. Essere sensibili alla luce, permeabili all’aria, Lo scambio tra dentro e fuori e il contatto con ciò che sta in alto, questa è la voce delle piante. I bambini si tuffano in un passaggio colmo di foglie, gattonano, camminano a contatto, ascoltano il fruscio, le lanciano in aria.
  6. FIORI Fiori, colore indaco, fragranza, nota sol, arpa. La bellezza che serve alla vita, la seduzione dei colori e l’estasi del profumo. I bambini toccano e annusano i fiori, si chiedono perché siano colorati e profumati.
  7. FRUTTO Prugne, colore viola, sol, sax soprano. Il dono della natura, l’abbondanza per tutti gli esseri viventi. I bambini assaggiano la frutta, la gustano.
  8. SEME Semini di grano e di ortaggi, colore bianco, silenzio. Il miracolo della vita che genera la vita, le infinite possibilità, l’uovo cosmico. I bambini raccolgono un seme che interrano in un vasetto, lo annaffiano e lo portano a casa.
Dall’osservazione del laboratorio olistico ci siamo accorti che a fronte di qualche bambino che si tuffa nell’esperienza, per la maggior parte rimane difficile il sentire, rimangono bloccati dall’idea di sporcarsi, dicono di avere paura, sono abituati a vedere, ad ascoltare e molto meno a toccare e sentire con l’intero corpo.

Questo feed back più di qualunque complimento ci ha fatto capire quanto sia interessante quest approccio che crea uno spazio per lasciare la mente appesa all’attaccapanni in ingresso, accanto al giaccone!

martedì 23 novembre 2010

Il tai chi e lo yoga: i princìpi che li rendono pratiche utili per affrontare i problemi quotidiani.

L’importanza del percorso e non del punto di arrivo.

Frasi come “starò bene quando avrò cambiato lavoro, quando arriverò a casa stasera, quando avrò un figlio, quando troverò un fidanzato, quando sarò in ferie…” affollano la nostra mente.
In questo modo la nostra attenzione e le nostre energie non sono concentrate sul presente, ma sul futuro. Il futuro però non esiste ancora, pertanto le nostre energie sono concentrate su qualcosa che non c’è, sul niente, quindi sono disperse. La nostra vita invece è adesso e pratiche come il tai chi e lo yoga ci aiutano ad insegnare alla nostra mente a stare concentrata sul presente.

Nel  tai chi e nello yoga  il percorso, il momento in cui il gesto si svolge, ha la stessa importanza del risultato del movimento stesso.

Ad esempio: l’applicazione marziale del tai chi prevede che un movimento di attacco, come una spinta, inizi nella carica, si concretizzi nella presa di contatto con l’avversario e si concluda con la spinta vera e propria. Non è importante solo la spinta. Non è importante solo il punto di arrivo. Ogni fase del movimento è importante ugualmente, e ogni momento costruisce ed è indispensabile per il successivo.

Ugualmente è importante imparare a vivere intensamente gli istanti che costruiscono le nostre giornate, senza considerarli meramente attese di qualcosa.

sabato 20 novembre 2010

Utilità della meditazione nella crescita personale

Da sempre la meditazione costituisce un utile strumento per la crescita personale.
Ecco alcuni consigli per utilizzare questo tipo di pratica.


Come Meditare

Ci sono molti modi di meditare. Si descrive un tipo classico di meditazione che è molto semplice.
Mantra: un mantra è un suono, parola o frase che ti ripeti. Può essere detto ad alta voce, come un canto, o in
silenzio, come nella meditazione. I migliori mantra sono suoni che non hanno nessun significato particolare,
e sono usati per rimuovere i tuoi pensieri abituali e spostare l'attenzione dentro di te. Ci sono molti mantra
che vanno da parole prese dal Sanscrito Indù alle scritture Cristiane. Se non conosci nessun buon mantra da
usare suggerisco di usare "hamsa". Questo è un mantra naturale, essendo il suono che uno fa mentre respira,
con "am" nell'inspirazione e "sa" nell'espirazione.
Indicazione per la meditazione hamsa:

♦ Siediti comodo. Un posto tranquillo è consigliato, ma non necessario.

♦ Chiudi gli occhi. Respira naturalmente. Siediti per circa un minuto prima di iniziare a pensare al
mantra per permettere al tuo cuore e respiro di rallentare.

♦ Con dolcezza porta la tua attenzione sul tuo respiro e inizia a pensare al mantra, senza sforzarti.
Lascialo venire, non forzarlo. Pensa "am" quando inspiri e "sa" quando espiri. Lasciati andare in
questo.

♦ Permetti ai tuoi pensieri e emozioni di venire ed andarsene con distacco. Non provare a controllarle in
alcun modo. Notali solo, e quando scopri che non stai più ripetendo il mantra, ricomincia a ripeterlo
con dolcezza. Non provare a forzarti a pensare al mantra sino all'esclusione di tutti gli altri pensieri.

♦ Potresti provare un profondo stato di rilassamento. Medita in questo modo per 20 minuti (per i
bambini un po’ meno).

♦ Quando hai fatto, prenditi un minuto per ritornare lentamente allo stato di attenzione naturale. Non
sforzarti di aprire gli occhi o alzarti dopo la meditazione. Alzarti troppo in fretta dopo lo stato di
profondo rilassamento che risulta spesso dalla meditazione non fa bene al tuo cuore.
Nota: va bene dare un'occhiata a un orologio. **Non usare un orologio con suoneria**.
Inoltre:

♦ Tieni la spina dorsale dritta, testa bilanciata sulla colonna vertebrale.

♦ Come preparazione pre-meditativa, sposta la tua attenzione sull'azione fisica di respirare. Respira
naturalmente e durante ogni ciclo della respira-zione concentrati su una parte differente del tuo corpo,
prestando attenzione ai cambiamenti in quella parte come risultato della respirazione: l'alzarsi e
abbassarsi della cassa toracica; il movimento dell'ombellico; la sensazione dell'aria che entra ed esce
dalle narici; puoi sentire qualche movimento dei reni? E del bacino- senti il bacino piegarsi quando
respiri? C'è una pausa? Se non senti queste cose va bene, prendile solo in considerazione, una alla
volta, e vai avanti. (Questo può anche servire come una breve meditazione che può essere fatta mentre
si aspetta al semaforo, o come una piccola pausa durante il lavoro e lo studio.)
Durante la meditazione il tuo scopo è solo l'attenzione, nient'altro. E' ora di connettere la tua fonte
interiore e lasciarti andare dalle cose e regole da cui si è preso: lavoro, preoccupazione e responsabilità.
Può essere che la tua meditazione è lenta e rilassata, oppure frettolosa e piena di pensieri ossessivi. Ad
ogni modo la meditazione giornaliera avrà un effetto positivo sulla tua vita.


Benefici della Meditazione:

I benefici sono differenti per ogni persona, ma un bilanciamento fisiologico e psicologico è comune.
Alcuni bnefici saranno realizzati molto in fretta, e altri solo dopo mesi, per questo non ti scoraggiare.
Quando meditare: Si consiglia di meditare due volte al giorno. Prima della colazione e prima di cena
sarebbe preferibile. (Il sistema digestivo spesso si ferma durante la meditazione, così se si ha lo stomaco
pieno può venire un'indigestione.) Ricorda qualsiasi cosa succeda, va bene. Va bene addormentarsi o non
rilassarsi, va bene ridere o piangere, va bene essere, o non essere in uno stato alterato, va bene se il
mantra non segue il respiro come avevo suggerito, o anche lo dici tutt'insieme. Ciò che è importante è che
tu hai l'intenzione di pensare al mantra mentre mediti. In breve, non provare a controllarlo! Per venti
minuti, due volte al giorno, lasciati andare.
Se sei stanco quando mediti potresti addormentarti. Comunque, non usare la meditazione come un'aiuto
per dormire. Se soffri di insonnia medita durante il giorno e l'insonnia probabilmente si prenderà cura di
sé stessa.
"Sedere comodi" per meditare non significa a gambe incrociate. Se secondo te questo è comodo, puoi
meditare in quella posizione. Comunque, sedere con i piedi sul pavimento, eretto ma comodo su una sedia
va comunque bene. Non sdraiarti.


Buona pratica!!