venerdì 24 gennaio 2014

A proposito del 5° specchio, un giovane ricercatore mi scrive


Stare molto tempo vicino ad altre persone rende più semplice l’emergere dei loro lati che entrano in conflitto con le molteplici parti, o io, della mia essenza. E mi son accorto che una persona in particolare muove molte personalità dentro di me, non dissimili da quelle che mi tira fuori mia madre, con la quale ho un rapporto a dir poco anormale. Questa persona è Raffaella. Lei è in conflitto con quella parte di me infantile, e probabilmente le linko anche qualcosa che ha perduto, e si esprime con me con quel suo linguaggio puntiglioso, scrupoloso e competitivo non dissimile da mia madre. Io dall’altra parte, mi ritrovo a subire ciò che ho subito nel corso della mia vita, e soprattutto durante l’adolescenza, subito dopo la separazione dei miei genitori, quindi quando mia madre si è trovata da sola ad educare un figlio. Incapace, oberata dalle sue paure, ansie e anche manie, ad affrontare l’educazione dei figli da sola, con un marito che si gettava inconsciamente nell’alcool e ne risentivamo soprattutto io e mio fratello, ha imparato ad agire in maniera fredda e priva apparentemente di affetto. Non dico che l’affetto non c’è in mia madre, è solo che tutto quell’energia di attaccamento (secondo me anche maniacale verso me), è stata filtrata pesantemente dal suo stato emotivo in perenne ansietà. Tutto ciò che ho subito sul piano emozionale da mia madre è stata infatti un’enorme carica di preoccupazioni e ansie. Mi ha trasmesso ciò che provava dentro e paradossalmente non avrebbe voluto per me.
Il rapporto con Raffaella che dunque mi linka la rumenta passata con mia madre, non può che essere ricco dal punto di vista dell’evoluzione individuale, e può essere fondamento per un eventuale sblocco relazionale con mia madre. Tutto ovviamente dipende da come mi muovo principalmente io, non da come si approcci lei, penso di avere diverso tempo a disposizione prima che lei cambi di atteggiamento nei miei confronti. Mi aiuterebbe sul piano dell’inconscio a comprendere meglio la situazione materna, perché sul piano della cognizione capisco(non comprendo) perfettamente il comportamento di mia madre. E riuscirei oltretutto a gestire meglio i meccanismi che ho con lei.

Per questo sento di dover ringraziare fortemente Raffaella per darmi questa opportunità di evoluzione interiore.Passando al piano vero e proprio della relazione con Raffaella cioè i meccanismi che scattano dentro, accade che alla rumenta che getta su di me, scaturita anche dalla più insignificante cosa, come il non aver acceso la stufa, oppure non aver badato a togliermi le scarpe prima di entrare in bagno, oppure il fatto che a volte mi fa presente che mi ritiene sul piano comportamentale un cafone, io non rispondo sguinzagliando l’animale, anzi la invito a farmi altri esempi di ciò che non va nel mio agire così che non accadano più errori. E’ una tattica che ho imparato da mia madre: così facendo Raffaella scarica la rabbia su di me e io sono capace di comprendere il senso della sua rabbia e non controbattere. Penso durante la “aggressione” che in realtà si tratta non di uno scarico nei miei confronti, bensì di uno scarico destinato ad una parte di lei, di Raffaella stessa. Una volta che si è scaricata, lei si sente bene, io invece in qualche modo la merda che mi ha tirato la sento. Mi trattengo dentro una serie di sensazioni spiacevoli, tra cui un sentimento di sottomissione e di incapacità di agire bene, e di non essere sempre in coscienza di ciò che faccio. Come se mi distraessi da ciò che veramente dovrei fare. In effetti potrei dire che Raffaella come mia madre, ha quasi una capacità di mettermi nelle condizioni di verificare se sto facendo bene, con il suo modo di seguire sempre puntigliosamente quello che faccio.
La domanda che mi pongo è però questa: è giusto continuare ad “evitare i colpi” assorbendo e comprendendo con la tattica sopracitata oppure dovrei sguinzagliare l’animale per analizzare bene cosa accade se lo faccio? So anche che a lungo andare non riuscirei a controllarmi e comunque l’animale prima o poi uscirebbe…





3 commenti:

  1. Alla domanda di questo ricercatore aggiungerei: per chi testimonia questa dinamica relazionale tra il nostro ricercatore e Raffaella, a che punto della dinamica o a che stadio di sentimento interiore può, se questo ha un senso, intervenire in modo evolutivo? Sul lavoro da fare con noi stasai rispetto ai propri sentimenti non mi pare di avere grandi dubbi, mi trovo invece in difficoltà su come relazionarmi agli altri, su se intervenire o lasciare che le cose seguano il loro corso ...

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    1. Ho letto e riletto e ancora riletto con molta attenzione questa testimonianza e, devo dire, mi ci sono ritrovata.
      Sono anch'io una ricercatrice, o almeno così amiamo definirci noi che tentiamo di trovare una strada in un labirinto di emozioni, domande, dubbi... che ci hanno
      sovrastato e ancora ci sovrastano.
      Anch'io ho avuto a che fare con una o più "Raffaelle" che sono poi quelle persone che ci mostrano quelle parti irrisolte e opportunamente nascoste che ci appartengono.
      Ora che scrivo tutto questo, so che comincio a comprendere quello che affermo, ma ,soprattutto, all'inizio la mia reazione a quello che mi veniva detto e,spesso, non corrispondente al fatto reale, suscitava in me una violenta reazione esplicitata in risposte verbali che seguivano una loro logica. "Non è possibile che tu possa dire il contrario di ciò che hai appena detto!" era una mia risposta, oppure - "Ma come fai a dirmi di avere detto delle cose che non ho mai proferito!?", o ancora - "Ma io non ti ho fatto niente, perché mi tratti così?"
      Sentivo un profondo senso di ingiustizia, dolore, rabbia...
      E il mio Maestro mi diceva " Non ha importanza quello che ti viene detto, ma quello che tu senti in quel momento. Tu sola sei la responsabile di quello che senti, non gli altri. Gli altri hanno tutto il diritto di essere quello che sono e di dirti tutto ciò che vogliono. Concentrati su di te, lavora su di te sino a arrivare a non farti toccare da nessuna cosa esterna. Se tu hai un centro, niente ti tocca, ma se tu ti senti toccata, offesa, ripudiata, non amata e via discorrendo... troverai sempre qualcuno che ti mostrerà ciò che hai dentro e di cui non sei consapevole. Anzi... ti dirò di più, dovrai ringraziare queste persone per ciò che stanno facendo per te."
      Mi sono ribellata...è così difficile accettare tutto questo... sembra addirittura impossibile: un comportamento contro natura.
      Ma ho cominciato a seguire gli insegnamenti, con fatica, sofferenza. Ho pianto, ho urlato per ciò che scaturiva dal mio intimo.E, poi, piano, piano, un piccolo barlume di consapevolezza si è fatto strada dentro di me... Contrariamente alla mia natura, ho iniziato a non reagire, a non rispondere con la stessa veemenza. Voi mi chiederete - " E dentro di te?"
      Mi osservo, e in qualche situazione, soprattutto quando non mi aspetto l'azione di rabbia di un mio compagno, provo una grande sofferenza, ma ora so che questa appartiene a me, solo a me.
      Non cerco più di rimandare, con gli interessi, questa sofferenza. Mi osservo, cerco la pace, cerco dentro di me e ho iniziato a cercare la complicità.
      Ho proposto a chi mi rende oggetto della sua rabbia, un grande abbraccio. Ho compreso (quasi...) che quella persona ha una sua sofferenza, che è anche la mia, e insieme possiamo allearci per superarla. Tutto questo è molto bello, ringrazio tutti coloro che mi aiutano a conoscermi e mi danno una mano a costruire il mio Centro.
      Ringrazio il Maestro e tutte le "Raffaelle" mie complici.
      Antonietta

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  2. Grazie compagni di percorso per queste vostre testimonianze e riflessioni.
    Mi riallaccio a ciò che avete espresso riguardo al trovare una "Raffaella "della situazione e cioè una parte di noi che ci viene mostrata all' esterno da un altra persona ...ecco perchè è importante il sistema delle relazioni senza le quali non potremmo vederci certe parti e quando ti accorgi che l'altro sei tu e che non lo accetti perchè non accetti una parte di te, anche se ti fa schifo..contemporaneamente ti si apre un mondo, il vero lavoro comincia.
    Il motivo principale perchè ho deciso condividere con chi ha voglia ......è la "paura del giudizio" che da sempre ha accompagnato la mia esistenza. Cosa pensano gli altri di me....starò sbagliando....e se poi non piace..e così via.
    E' così che ho incontato diverse Raffaelle...
    E' faticoso vivere dentro un corpo che viene continuamente "aggredito "verbalmente dal giudizio appunto, tanto da avere paura di vivere, esprimersi, ecc.. rimanendo paralizzati.
    Quando hai paura attiri ciò di cui hai paura e non lo dico per sentito dire ma perchè attraverso la scuola che frequento ho per la prima volta "compreso" quanto ho giudicato tutto ciò che non era come io volevo che fosse, e chiedo scusa a tutte le persone che ho giudicato e che non riesco ancora a non giudicare perchè so personalmente quanto sia doloroso "sentirsi giudicati"e non c'è psicoterapia che tenga per risolvere questi aspetti di noi se non lavorare sul sentimento, sui campi magnetici, sui 7°specchi esseni.
    Questo è un periodo in cui qualsiasi cosa faccia o mi viene rimproverata o c è la maestrina/o della situazione che vuole puntare il dito o sottolineare l errore ...o contraddirmi, comprendendo che quella maestrina ero io...e dico ero perchè "faccio "come se" come se non ci fosse più dentro me e .......se volete giudicare fatelo pure.. io mi sento più libera e voglio diventare ciò che avrei desiderato vedere negli altri...una persona amorevole , comprensiva , disponibile, gentile , accogliente come "qualcuno" disse
    - "sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo"....................

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