sabato 26 febbraio 2011

LA CRESCITA SECONDO ANTICHI PRINCIPI ALCHEMICI

Nella Tradizione chiamata “ermetica”, che viene fatta iniziare con l’opera di Ermete Trismegisto, l’evoluzione è considerata un’impresa ardua. La dottrina ermetica, vera e propria scienza di trasformazione, non avrebbe riguardato, come oggi si è abituati a credere, metalli materiali, bensì quei “Metalli” sottili che, nel linguaggio cifrato dei testi alchemici, costituiscono l’essere umano.
Le tre procedure fondamentali, a cui tutte le pratiche alchemiche si riferiscono, sono rappresentate dal “solvere” (separare), “distillare” (accumulare essenza) e “condensare” (comporre).
I catalizzatori di queste procedure, secondo la Tradizione Ermetica, sono la conoscenza/saggezza e l’amore, i quali vengono considerati veri e propri alleati del ricercatore.
La trasformazione, a cui miravano i ricercatori alchemici, avrebbe potuto condurre l’uomo da una condizione corrispondente al Piombo, ovvero di soggezione alla materia pesante, ad un modo d’essere coincidente con l’Oro, ossia alla reintegrazione in quello stato di reale e luminosa consapevolezza, di eterna gioiosa armonia, che secondo i miti caratterizzava coloro che vissero nell’Era primordiale, il mondo primitivo degli Dei.



GROWTH ACCORDING TO THE ANCIENT PRINCIPLES OF ALCHEMY


According to the "hermetic" tradition, which originated with the work of Hermes Trismegistus, evolution was a hard task. The hermetic doctrine was a true science of transformation and not, as we are accustomed to believe, merely about physical metals. It dealt in fact with those subtle "metals" that in the coded language of alchemical texts make up the human being.
The three basic procedures to which all alchemical practices refer to are represented by "solve" (to separate), "distill" (to accumulate essence) and "condense" (to compose).
According to the Hermetic Tradition the catalysts of these procedures were knowledge/wisdom and love, which were believed to be the true allies of the researcher.
Transformation, which was the goal of the alchemic researchers, could lead man from having a condition that corresponded to lead, hence of feeling subject to heavy matter, to one that corresponded to gold, hence of re-integrating in a state of real and luminous consciousness, of eternal joyful harmony which, according to the myths, used to characterize those who lived in the primordial Age, the primitive world of the Gods.

3 commenti:

  1. Riuscire a solvere, distillare e comporre quelle parti di noi da trasformare, a mio avviso, dipende spesso da quanto queste siano attanagliate al nostro nucleo e, decisamente, a quanto coraggio, perseveranza e determinazione abbiamo nell'affrontare questa nostra parte nera.
    Riuscire a trasformare il piombo in oro è un processo tanto doloroso quanto soddisfacente ... Riuscire a tenere l'attenzione sempre su di noi senza essere distolti dal sistema di relazioni nel quale siamo immersi è meta continua di questo lungo viaggio sulla Via.

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  2. Secondo me il "dissolvere" (che poi è la pars destruens ?)è faticoso soprattutto perche mentre si dissolve non si coagula nulla, non si vedono i risultati. Bisogna credere che ci saranno, affidarsi.

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  3. Il piombo è una sicurezza di fatto e ci àncora così bene alla materia che quando se ne affronta la dissoluzione ci si sente mancare il terreno sotto i piedi ed è difficile ricordarsi che non abbiamo da perdere che le nostre catene.

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