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giovedì 5 febbraio 2015

Il mondo nelle frasi di un maestro

-la paura è una limitazione dell'espansione
-l'osservazione è il centro del mio potere
-quello che faccio sono pretesti per far succedere qcosa dentro

mercoledì 14 gennaio 2015

Perle di Saggezza

Molto spesso all'origine di un malumore c'è il verbo volere.

Se ci vengono mosse delle critiche sarà bene ringraziare con sincero calore: qualcuno sta lavorando perfino gratuitamente per aiutarci a migliorare.

Tutto è scritto eppure meravigliosamente plasmabile.

Ogni virtù può raggiungere un punto di massima validità oltre il quale diviene difetto.

Se, perso in un tunnel, non vedi la luce dell'uscita, è perché non stai guardando nella direzione giusta.

Non c'è responsabilità senza consapevolezza.

Facendo solo il possibile dopo un po' ti ritrovi ad aver fatto l'impossibile.

martedì 23 dicembre 2014

Perle di saggezza

L'Umore tinge tutto quello che hai, tutto quello che sei, tutto quello che fai. Per ciò, prima ancora di pensare, parlare od agire fa sì che l'Umore abbia molto a che vedere con l'Amore.

Ciò che si versa nella mente opera.

Ogni problema nasce non con una ma infinite soluzioni.

La più breve frase che pronunciamo è un tesoro di informazioni su di noi

Doma te stesso pur lasciandoti libero!

Quando leggiamo scriviamo dentro di noi, quando scriviamo leggiamo dentro di noi.

A sollevare problemi si è tutti bravi; è a trovar soluzioni che si è sempre in pochi.

Se hai fretta è perché non stai facendo la cosa giusta.


martedì 2 dicembre 2014

Il mondo nelle frasi di un maestro

-chi ama, ama
-la tecnica principe per svegliarsi è la presenza a se stessi, l'arte di osservarsi
-la paura di essere abbandonati è disistima verso se stessi
-gli altri vanno sentiti, non pensati


lunedì 24 novembre 2014

Perchè scegliere una Guida e un percorso di evoluzione interiore


 Le riflessioni di una ricercatrice.


"Seguire un percorso di evoluzione interiore è impegnativo.
Cambia la vita.
Perchè la vita stessa viene completamente messa in gioco:è come se si prendesserp i vari pezzetti di sè, si mettessero su un tavolo, e si iniziasse a guardarli.
Alcuni pezzetti li teniamo nascosti e speriamo non vengano mai fuori, altri non li conosciamo neppure noi e ci stupiscono quando emergono, altri ci fanno così paura che solo per avere il coraggio di guardarli ci vogliono mesi, anni.
Ma prima o poi escono tutti e ce li troviamo lì davanti.
Con l'aiuto della Guida si fa pulizia: si butta via la roba inutile, si aggiusta quella con imperfezioni, si spolverano dei pezzi e, a volte, si scoprono diamanti. E piano piano i pezzi utili, una volta aggiustati o sistemati (se necessario) tornano a posto.
Ma fa male, soprattutto all'inizio, perchè tutti quei pezzetti sono parte di noi e permettere che gli altri li vedano, avere il coraggio di gettarli o modificarli, è doloroso.
E il Percorso non si fa solo durante il seminario mensile: una volta tirati fuori, i pezzetti di sè, reclamano, urlano, vogliono attenzione.
E la vita diventa il Percorso e viceversa. A volte questa fatica si vede.
Quindi capita che gli amici, le persone che ci stanno vicine ma non abbastanza da sentire quello che sentiamo noi per il Percorso e la Guida, ci chiedano: ma perchè lo fai? Se soffri, se fai fatica...la tua vita ordinaria va bene, è perfetta...chi te lo fa fare?
E la mia risposta è stata, dal primo momento e lo è sempre e sempre di più:
"perchè facendo questa Scelta io mi sento sempre come nell'estate della maturità, quando senti che hai infinite possibilità davanti a te, che nulla ti è precluso e tutto è possibile."
E questa sensazione, una volta riemersa, è uno di quei pezzettini che tornano al loro posto e a cui non vuoi rinunciare mai più e per cui sei disposto a tutto."

venerdì 21 novembre 2014

I semi della consapevolezza

Questa mail, inviata ad un Maestro a circa 20 anni da un  breve ed unico incontro con un allievo, dimostra come i semi della consapevolezza germoglino sempre, al di là del tempo e dello spazio.

"Ciao Paolo mi chiamo Sandro e ho 36 anni. Ci siamo conosciuti quando ne avevo 15, in Sardegna insieme ad un altro maestro di tachi di nome Luigi....ti parlai dei miei viaggi fuori dal corpo....poi le nostre strade si divisero, quell'incontro ha segnato la mia vita e lo ricordo con piacere....siamo tutti in cammino...n'amaste. Grazie anche se sono passati 20 anni o poco piú."

venerdì 5 settembre 2014

Il mondo nelle frasi di un maestro

-Bisogna dare valore alle piccole cose, alle piccole sensazioni
-Se non sorridi, perdi un'occasione
-Quando il meccanismo esterno è molto forte, la motivazione "via da" è necessaria

domenica 31 agosto 2014

Il mondo nelle frasi di un maestro

-la strada per uscire da un meccanismo inizia con una sensazione
-un meccanismo, per durare, deve essere isolato da tutto il resto

giovedì 28 agosto 2014

venerdì 4 luglio 2014

Condivisione di una ricercatrice. Focus su cose apparentemente di poca importanza, ma che in realtà, alla fine, svelano molteplici aspetti di noi “macchine”.

Mercoledì  2  luglio  2014
Focus  su  cose  apparentemente  di  poca  importanza,  ma  che  in  realtà,  alla  
fine,  svelano  molteplici  aspetti  di  noi  “macchine”.
Come  molti  di  noi,  quando  qualcosa  del  comportamento  di  un  altro  mi  muove,  
spesso  me  lo  tengo  dentro,  ci  rimugino  e  al  massimo  cerco  di  chiarirmi  a  
quattr’occhi  con  l’interessato.  Questo  è  il  tentativo  di  invertire  il  trend  facendo  
qualcosa  di  diverso:  condividere.  Spero  che  sia  per  me  l’inizio  di  un  
cambiamento.  Grazie  Sara!
Quelli  che  seguono  sono  appunti  del  mio  diario,  li  ho  scritti  per  me  (nel  tentativo  
di  comprendere)  e  li  mando  così  come  sono.
Un  minimo  di  premessa  sui  fatti  per  chi  non  ne  è  al  corrente  (è  scontato  che  è  la  
cronaca,  per  come  me  la  ricordo  e,  soprattutto,    dal  mio  punto  di  vista!!!):
Durante  l’ultimo  seminario  ho  chiesto  a  Sara  se  potevo  fare  degli  interventi  di  
potatura  sulle  rose  del  Mulino.  Mi  c’è  entrata  un’oretta  di  lavoro  poi  ho  dovuto  
smettere  perché  avevo  da  fare  le  camere.  
L’altro  giorno,  dopo  il  lavoro,  aspettando  la  cena  del  compleanno  di  Giovanna,  mi  
sono  presa  un’altra  ora  per  portare  a  termine  quello  che  mi  ero  prefissa  di  fare.  
Nel  frattempo  ne  avevo  parlato  anche  con  Giulia  (mi  sono  fatta  l’idea  che  quando  
si  tratta  di  rose  bisogna  sempre  conferire  con  Giulia!).
Avendo  inmano  delle  forbici  (o  meglio,  cesoie)  mi  è  venuto  in  mente  che  avrei  
potuto  tagliare  anche  quella  che  io  considero  un’erba  selvatica,  che  Sara  ha  
lasciato  nei  5  vasi  che  sono  sulla  rampa,  dove  c’è  del  grano  seminato  dai  
ragazzini  dello  scorso  anno.  
Io  ci  passo  davanti  parecchie  volte  alla  settimana,  a  quei  vasi,  e  tutte  le  volte  li  
guardo.  Ora  queste  erbette  sono  andate  a  seme  e,  secondo  me,  dato  che  la  pianta  
è  a  fine  ciclo,  si  può  togliere,  così  anche  il  grano  finisce  di  maturare...  poi  sarebbe  
bello  che  le  pansè  arancioni,  che  hanno  la  sventura  di  condividere  il  vaso  con  il  
grano  e  le  erbe,  riuscissero  a  fiorire!  Queste  erbe  sono  carucce,  ma  un  po’  
invadenti,  ben  radicate,  fra  l’altro  sporgono  e  sporcano  abbastanza.  Comunque  
ho  sempre  pensato  che  le  avesse  lasciate  Sara  di  proposito,  perciò  non  le  ho  
mai  tolte.  L’altro  giorno  (sempre  con  le  forbici  in  mano  – ScissorHands!)  ho  
pensato  che  a  questo  punto,  visto  che  si  stanno  seccando,  nessuno  avrebbe  avuto  
niente  in  contrario  se  le  avessi  tagliate,  tanto  più  che  anche  il  grano  mi  sembrava  
maturo...  Matteo  e  Carlo  sono  al  lavoro  al  Mulino  così  chiedo  conferma  Matte  sulla  
maturazione  del  grano,  che  secondo  me  è  da  “mietere”  (mi  fa  sorridere  l’idea  di  
“mietere”  del  grano  in  vaso).  Lui  mi  rispondeche  sarebbe  carino  se  lo  facessero  i  
ragazzi ,  che  tanto  l’indomani  sarebbero  stati  lì.  Gli  do  atto  che  sarebbe  carino.  
Intanto  ho  tagliato  le  erbe  da  uno  dei  vasi,  ma  non  essendo  convinta  dell’effettiva  utilità  di  tale  operazione, 
  torno  a  dedicarmi  alle  rose,  che  ne  ho  ancora  un  bel  po’  da  ripulire.
(A botta calda, sono ancora infastidita) Poco fa mi telefona Sara per chiedermi se
ho tagliato le erbe da uno dei vasi di grano al Mulino. In sostanza mi dice che devo 
chiedere a lei prima di fare qualsiasi intervento sul “Regno Naturale” al Centro, 
non esattamente con queste parole, ma il senso alla fine è questoIn conclusione:
 “Non tagliare più nemmeno una rosa, niente!” 
Secondo quello che dice lei, il mio intervento si doveva l
imitare alle rose, non dovevo permettermi di prendere tale iniziativa e che ora ci sono 
dei vasi “monchi” (hopraticamente deturpato il paesaggio..!)
Le cose che mi hanno più dato fastidio sono (anche se non in ordine d’importanza):
> Non mi ha mai telefonato in un anno e mezzo, domani sarò lì e c’è questa urgenza
inderogabile di “punirmi”, perché in sostanza lo scopo della sue telefonara era quello,
l’ho capito alla fine.
>  Mi  ripete  più  e  più  volte  che  non  devo  chiedere  a  Matte,  perché  la  responsabile  è  
lei,  nonostante  io  le  abbia  spiegato  per  filo  e  per  segno  più  di  una  volta  che  è  stata  una  mia  iniziativa.
>  Per  ciò  di  cui  sopra,  mi  sento  come  se  mi  si  mettessero  in  bocca  cose  che  non  ho  detto  e  stessi  parlando  al  vento.
>  Mi  sono  alterata  per  questo  e  mi  ha  dato  molto  fastidio  alzare  la  voce  e  perdere  
il  centro,  tanto  più  che  lei,  invece,  lei  era  abbastanza  fredda,  dall’  “alto  della  sua  
posizione”.
>  Il  fatto  di  aver  reagito  mi  ha  fatto  immediatamente  sentire  debole,  priva  di  potere  su  me  stessa.
>  Lei  ha  concluso  dicendomi  praticamente  di  non  permettermi  più  di  tagliare  
neanche  una  rosa...  Quello  di  potare  le  rose  per  me  era  stato  il  più  bel  lavoro  
fatto  al  centro  negli  ultimi  anni,  può  sembrare  assurdo,  ma  è  proprio  così!  
A  me  piace  tanto  fare  questo  tipo  di  lavoro,  mi  rilassa,  mi  ricarica,  mi  dà  soddisfazione.  Poi  avevo  passato  un’ora  o  due  al  sole  e  all’aria  aperta.  
>  Ora  questo  ricordo,  questa  sensazione,  rischiano  di  essere  “macchiate”  a  vita  da  
questo  diktat?  Devo  forse  essere  privata  a  vita  del  piacere    di  fare  del  giardinaggio  
(se  capiterà  ancora  che  avrò  il  tempo)?
>  Una  volta  finita  la  telefonata  (ancora  infuenzata  dalla  rabbia  e  dal  dispiacere)  ho  riflettuto  su  un  fatto  e  adesso 
  ne  sono  anche  più  convinta,  che  è  tutta  una  questione  di  potere  e  anche  di  ruoli.
>  Lei  ha  voluto (secondo  me,  in  maniera  spropozionatamente  pesante)  far  valere  
il  suo  potere  su  di  me    (ma  aquanto  pare,  soprattutto  su  Matte).  Io  mi  sono  sentita  schiacciata  anche  tra  loro  due.
>  Probabilmente  io  rappresento  uno  degli  “ultimiavamposti”,  per  cui  se  c’è  bisogno  di  far  valere  delle  “ragioni”  ci  si
  può  “servire  “  di  me,  che  tanto  più  io  presto  il  fianco  in  qualche  modo,  non  foss’altro  che  per  le  mie  reazioni.
[Premetto  che:  ho  tagliato  delle  erbe  selvatiche  arrivate  a  seme  -per  
cui  a  fine  ciclo-­‐che  sporgono,  sporcano,  ci  struscio  tutte  le  volte  che  passo  di  lì  coi  borsoni  di  
biancheria  e  ci  devo  spazzare  (io  e  nessun’altro,  checché  ne  dica  lei,  che  forse  c’avrà  
spazzato  una  volta!).  Tali  piante,  che  non  sono  neanche  particolarmente  belle,  
soffocano  delle  pansè  arancioni  che  fiorirebbero  altrimenti,  in  mezzo  al  grano  –
grano  e  pansè  che  forse  non  ci  sarebbero  neanche  se  qualche  mese  fa  non  le  avessi  
liberate  dal  marciume  che  le  soffocava.]
Ma  torniamo  alle  questioni  di  potere...
>  Io  mi  sento  privata  della  possibilità  di  “intervenire”  in  un  ambito  che  a  me  dà 
piacere  e  per  il  quale  ritengo  di  avere  un  minimo  di  talento  e  di  competenze  (non  
professionali,  non  riconosciute,  ma  di  fatto  per  anni  ho  mantenuto  a  posto  Collungo  e 
 qualcosina  l’ho  fatta  anche  da  quando  sono  qui,  per  cui  ho  le  mie  idee  in  fatto  di  piante:  forse  questo  lei  
lo  percepisce  come  una  specie  di  minaccia?  
>  Infine,  ma  non  certo  meno  importante,  c’è  il  fatto  che  mi  sento  come  se  lei  mi  si  fosse
  “rivoltata  contro”,  quando  invece  la  sentivo  vicina  (  anche  se  è  già  da  un  po’  che  mi  
sembra  che  qualcosa  sia  cambiato,  però  non  mi  pare  che  nasca  da  me...).
Altre  considerazioni:
Forse  io  mi  sento  “mancante  di  potere”?  Sì,  nel  momento  in  cui  mi  sento  “mossa”  
e  mi  ci  arrabbio.  In  effetti  avrei  pianto  di  rabbia,  dispiacere,  senso  d’impotenza...  
ma  anche  questa  è  una  reazione  abnorme!  In  fin  dei  conti  avrei  solo  dovuto  molto  bonariamente 
 “mandarla  a  cagare”,  farmi  due  risate  e  chiudere  la  conversazione  con  una  battuta.  Mi  piacerebbe  
tanto  essere  così,  leggera!
Invece  in  qualche  modo,  ho  sentito  qualcosa  che  “toccava  la  mia  identità”  -­‐dicasi  
anche  identificazione!  
Mi  si  dice  che  sono  “scorretta”  (quando  a  me  sembrava  di  aver  chiesto  tutti  permessi  
–a  lei,  a  Giulia).
Mi  si  fa  notare  che  ho  fatto  “una  cosa  che  non  si  fa”(es.:  tagliare  erbe  non  
richieste),  per  cui  forse  sono  reputata  “inaffidabile”  (?!).
Mi  si  dice  che  non  devo  “avere  delle  idee”in  un  ambito  che  non  è  “il  mio”  
(ognuno  giochi  nel  suo  portone!  –cioè  “non  voglio  giocare  con  te”),  per  cui  mi  
sento  rifiutata.E’  ancora  tutto  lì,  dall’infanzia...(?)
Diario 


martedì 17 giugno 2014

I cambiamenti e i neuroni specchio

Il nostro cervello si trova completamente immerso in una rete elettromagnetica. Ogni neurotrasmettitore e carica elettrica neuronale dei cervelli intorno a noi libera continuamente onde elettromagnetiche a 360° sferici, di una precisa e determinata frequenza, che si è constatato scientificamente dipendere fondamentalmente dalla propria alimentazione. Per alimentazione non si deve intendere solo il cibo materiale ma anche I pensieri le emozioni che attraversano ognuno di noi.
Tutto ciò, se per un verso rappresenta una fonte di sicurezza per la sopravvivenza della specie, rende qualsiasi cambiamento impossibile se non si cambia anche il gruppo di appartenenza. In altri termini qualsiasi cambiamento, in un contesto sociale di persone che sono assolutamente diverse, dopo un periodo più o meno lungo è destinato a rientrare.
Infatti il nostro cervello, proprio per il principio della minima energia, è costretto a risintonizzarsi con la frequenza degli altri. Questo accade senza che neanche ce ne accorgiamo, gradualmente ed inconsciamente.

Il “meccanismo mirror” determina una quasi costrizione all’imitazione. Il meccanismo mirror si è sviluppato nei milioni di anni
anche a PROTEZIONE del livello alimentare di minima energia raggiunto.

mercoledì 14 maggio 2014

Le possibilità umane

Le possibilità dell'uomo sono immense. Non è possibile neppure farsi un'un'idea di ciò che un uomo è capace di raggiungere. Ma nel sonno nulla può essere raggiunto. Nella coscienza di un uomo addormentato, le sue illusioni, i suoi sogni, si mescolano alla realtà. L'uomo vive in un mondo soggettivo al quale gli è impossibile sfuggire.Ecco perché non può fare uso di tutti i poteri che possiede e vive sempre e soltanto in una piccola parte di se stesso.
È già stato detto che lo studio di sé, dell'osservazione di sé, se condotti in modo corretto, portano l'uomo a rendersi conto che vi è qualcosa di sbagliato, nella sua macchina nelle sue funzioni, nel loro stato ordinario. Egli capisce che, proprio perché è addormentato, vive e lavora solo in una parte di sé, capisce che per la stessa ragione la maggior parte delle sue possibilità restano non realizzate, la maggior parte dei suoi poteri, non utilizzati. Egli sente di non ricavare dalla vita tutto ciò che essa potrebbe dargli, e che la sua incapacità dipende da certi difetti funzionali della sua macchina, del suo apparecchio ricevente. L'idea dello studio di sé acquista ai suoi occhi un significato nuovo. Egli sente che forse non vale neppure la pena di studiarsi così come è ora. Vede ogni funzione nel suo stato attuale, e come potrebbe o dovrebbe diventare. L'osservazione di sé induce l'uomo a riconoscere la necessità di cambiare. Praticandola, egli si rende conto che il solo fatto di osservare sé stesso produce certi cambiamenti nei suoi processi interiori. Comincia a capire che l'osservazione di sé è per lui un mezzo per cambiare, uno strumento di risveglio.

lunedì 14 aprile 2014

Un risultato dell'autoprogrammazione

(condivido l'esperienza di una mia compagna di ricerca)
Ho voglia di condividere una bella esperienza...

mi sono sentita dire mille volte "sentilo perfetto" e non sono mai riuscita a capire che il vero significato era un altro
ho sempre interpretato queste parole come "lui è perfetto"
mi sentivo attaccata, ho sempre pensato che mi venisse addossata la responsabilità dei vari problemi e che lui venisse scagionato da ogni responsabilità
e mi chiedevo: ma come è possibile che certe cose non si vedano? non sono io, è lui quello sbagliato, non è perfetto..
e mettevo tutta l'attenzione lì, senza spostarmi di mezzo milllimetro

poi ti ritrovi sola, sei lontana (fortunatamente fisicamente ma non con il cuore) e questo rende difficile ogni gesto, ogni movimento emotivo..
è come muoversi immersi in una sostanza gelatinosa, a rallentatore.
cerchi di cogliere e osservare il più possibile ma tutto sfugge e ti ritrovi in una melma soffocante che ti chiude la gola e non riesci più a parlare
le emozioni "negative" prendono il sopravvento e arrivi a distruggerti..
credi di essere sola e non poter chiedere aiuto a nessuno, tantomeno al maestro che ti ha sempre puntato il dito difendendo l'altro..
e la mente annaspa con mille punti interrogativi che si autoalimentano e ti annebbiano
ma c'è una piccolissima lucina in fondo al tunnel....devi riuscire ad arrivarci!
se vuoi respirare  e risolvere almeno qualcosa devi darti da fare, sei sola e devi sfruttare al massimo ogni occasione, devi far tesoro di quei pochissimi momenti che hai a disposizione vicino al maestro e pomparli e gonfiarli e succhiarli fino al midollo
devi riuscire a mettere in pratica VERAMENTE qualcosa di quello che lui ti mostra..

sta dicendo che quando siamo in stato alfa possiamo parlare alla nostra "coscienza"
che possiamo progammarci andando a scardinare le convinzioni profonde
perchè non provarci? in fin dei conti ho sempre osservato che le ore passate in macchina sono quasi magiche; si genera un rilassamento molto piacevole
sono in alfa! e allora datti da fare!
ma devo dirmi la cosa giusta! cosa?
...LUI E' PERFETTO...
lo ripeto nella mente tante volte mentre guido con un bel teporino in macchina, la luce del mattino e tutto che scorre intorno..

negli ultimi tre mesi sono arrivata ad essere disgustata dal mio compagno
la situazione è precipitata in maniera indescrivibile
nessuna interazione di tipo fisico, mentale, emotiva, niente di niente
arrivare a voler essere miglia e miglia distanti, provare rabbia rancore verso di lui e non riuscire ad avvicinarsi
nessuna carezza, nessun bacio, nessuna parola carina, solo indifferenza, discussioni, lacrime, rabbia, urla...

..lui è perfetto...l'eco risuona nella mente, la giornata passa e quando torni a casa la sera senti dentro che hai voglia di accarezzargli le mani..
cosa mi sta succedendo? da dove arriva questa cosa? è cambiato qualcosa
la percezione di lui è cambiata, non è importante che faccia le cose come devono esser fatte, ma come io lo sento
ho voglia di un abbraccio, del SUO abbraccio..
C...O FUNZIONA!
allora ti avvicini, gli tocchi la mano e gli rivolgi la parola in maniera delicata
lo guardi negli occhi e dentro lo senti perfetto...

martedì 4 febbraio 2014

LA VIA PER LA CRESCITA INTERIORE INCONTRA NODI IL CUI SUPERAMENTO CI IMPEGNA IN PROFONDITA' CONSUMANDOCI MOLTE RISORSE.

Ciao Paolo,
dunque, un aggiornamento. è un momento molto faticoso. mi trovo a lottare giornalmente con stati di depressione o scoramento, cosa che non è usuale per me. cerco di non farli "entrare", di non lasciare spazio, con successo, direi, ma appunto tutto questo mi consuma energia. impegnarmi nei progetti e nel lavoro quotidiano mi sembra l'antidoto migliore a queste emozioni.
Mi sento ad un punto cruciale. ho visto di quale merda sono fatte alcune parti, e ho visto a cosa portano. non voglio assolutamente quel tipo di risultati, non voglio fare del male, né agli altri né a me stesso. voglio essere aperto, visibile, non voglio potere su qualcuno ma voglio il controllo su di me.
Forse a questo punto mi manca una strategia precisa, ma questa voglio concordarla con te o che sia tu a definirla, visto che la mia visione non è chiara.
Unica cosa che riesco a fare è fare un parallelo col lavoro esterno, quindi mettere massima attenzione a tutto, ai dettagli, fino al più piccolo, affrontare di petto quegli aspetti del lavoro che sento "naturalmente" di sfuggire. osservo comunque che faccio fatica ad alzarmi la mattina, mi sento proprio stanco, e anche la compulsione sul cibo rispetto all'aspecifico ha dei momenti in cui si fa proprio difficile, tipo per una settimana mi spinge fortemente, quella dopo invece non è così sensibile.

venerdì 24 gennaio 2014

A proposito del 5° specchio, un giovane ricercatore mi scrive


Stare molto tempo vicino ad altre persone rende più semplice l’emergere dei loro lati che entrano in conflitto con le molteplici parti, o io, della mia essenza. E mi son accorto che una persona in particolare muove molte personalità dentro di me, non dissimili da quelle che mi tira fuori mia madre, con la quale ho un rapporto a dir poco anormale. Questa persona è Raffaella. Lei è in conflitto con quella parte di me infantile, e probabilmente le linko anche qualcosa che ha perduto, e si esprime con me con quel suo linguaggio puntiglioso, scrupoloso e competitivo non dissimile da mia madre. Io dall’altra parte, mi ritrovo a subire ciò che ho subito nel corso della mia vita, e soprattutto durante l’adolescenza, subito dopo la separazione dei miei genitori, quindi quando mia madre si è trovata da sola ad educare un figlio. Incapace, oberata dalle sue paure, ansie e anche manie, ad affrontare l’educazione dei figli da sola, con un marito che si gettava inconsciamente nell’alcool e ne risentivamo soprattutto io e mio fratello, ha imparato ad agire in maniera fredda e priva apparentemente di affetto. Non dico che l’affetto non c’è in mia madre, è solo che tutto quell’energia di attaccamento (secondo me anche maniacale verso me), è stata filtrata pesantemente dal suo stato emotivo in perenne ansietà. Tutto ciò che ho subito sul piano emozionale da mia madre è stata infatti un’enorme carica di preoccupazioni e ansie. Mi ha trasmesso ciò che provava dentro e paradossalmente non avrebbe voluto per me.
Il rapporto con Raffaella che dunque mi linka la rumenta passata con mia madre, non può che essere ricco dal punto di vista dell’evoluzione individuale, e può essere fondamento per un eventuale sblocco relazionale con mia madre. Tutto ovviamente dipende da come mi muovo principalmente io, non da come si approcci lei, penso di avere diverso tempo a disposizione prima che lei cambi di atteggiamento nei miei confronti. Mi aiuterebbe sul piano dell’inconscio a comprendere meglio la situazione materna, perché sul piano della cognizione capisco(non comprendo) perfettamente il comportamento di mia madre. E riuscirei oltretutto a gestire meglio i meccanismi che ho con lei.

Per questo sento di dover ringraziare fortemente Raffaella per darmi questa opportunità di evoluzione interiore.Passando al piano vero e proprio della relazione con Raffaella cioè i meccanismi che scattano dentro, accade che alla rumenta che getta su di me, scaturita anche dalla più insignificante cosa, come il non aver acceso la stufa, oppure non aver badato a togliermi le scarpe prima di entrare in bagno, oppure il fatto che a volte mi fa presente che mi ritiene sul piano comportamentale un cafone, io non rispondo sguinzagliando l’animale, anzi la invito a farmi altri esempi di ciò che non va nel mio agire così che non accadano più errori. E’ una tattica che ho imparato da mia madre: così facendo Raffaella scarica la rabbia su di me e io sono capace di comprendere il senso della sua rabbia e non controbattere. Penso durante la “aggressione” che in realtà si tratta non di uno scarico nei miei confronti, bensì di uno scarico destinato ad una parte di lei, di Raffaella stessa. Una volta che si è scaricata, lei si sente bene, io invece in qualche modo la merda che mi ha tirato la sento. Mi trattengo dentro una serie di sensazioni spiacevoli, tra cui un sentimento di sottomissione e di incapacità di agire bene, e di non essere sempre in coscienza di ciò che faccio. Come se mi distraessi da ciò che veramente dovrei fare. In effetti potrei dire che Raffaella come mia madre, ha quasi una capacità di mettermi nelle condizioni di verificare se sto facendo bene, con il suo modo di seguire sempre puntigliosamente quello che faccio.
La domanda che mi pongo è però questa: è giusto continuare ad “evitare i colpi” assorbendo e comprendendo con la tattica sopracitata oppure dovrei sguinzagliare l’animale per analizzare bene cosa accade se lo faccio? So anche che a lungo andare non riuscirei a controllarmi e comunque l’animale prima o poi uscirebbe…





martedì 31 dicembre 2013

CONSAPEVOLEZZA PROLUNGATA

Uno dei limiti che si presentano all’azione del ricercatore è la caduta della consapevolezza di fronte alla sofferenza. Quando la mente ci suggerisce di fuggire (es.negli automatismi) resistere ci fa sembrare l’agonia assolutamente insopportabile; i pensieri distruttivi e minacciosi occupano tutto il campo. Eppure resistere, stare nella situazione consapevolmente (ormai sappiamo cosa significa), permette a qualcosa di incredibile di accadere: di colpo osserviamo la dissoluzione del dolore e dei pensieri intorno ad esso, invece di desiderare che il dolore cessi ci si ritrova tranquilli ad osservare affascinati le sue componenti. Stare in contatto con il dolore, con il piacere, o con l’indifferenza, finché questi stati mentali cambiano, ci consente di intuire che ogni esperienza non è permanente, qualunque essa sia.
L’intuizione che tutto si trasforma ci aiuta a liberarci dai richiami del piacere e dall’avversione al dolore. Ogni volta che osserviamo il momento di intenzione che precede la nostra azione, abbiamo la possibilità di penetrare nella catena di causa ed effetto che è all’origine di tutte le abitudini mentali.
Con un’emozione come la rabbia, sostenere l’attenzione può portarci a un’altra intuizione cruciale: se riusciamo a stare in contatto con la rabbia abbastanza a lungo, la vedremo trasformarsi in qualcos’altro, come il dolore, la tristezza, o qualche altra sensazione, o addirittura sparire. Ciò che ci era sembrato così solido si sgretola e si trasforma. La chiave di tutto questo sta nella capacità di rimanere in contatto con l’esperienza in tutti i suoi cambiamenti.



domenica 29 dicembre 2013

   CONCENTRAZIONE E CAPACITA’ DI OSSERVAZIONE 

La piena consapevolezza può essere vista come il tentativo sistematico di rieducare l’attenzione. Questa può essere senz’atro considerata una forma di meditazione.Due dei principali approcci all’educazione della mente sono la concentrazione e la capacità di osservazione. La concentrazione ha lo scopo di rinforzare la capacità della mente di mantenere l’attenzione focalizzata su qualcosa, come la respirazione, senza distrarsi. Ogni volta che la mente si sposta, per esempio a un ricordo, al pensiero di qualcosa che si deve fare, oppure a una preoccupazione, colui che medita dovrebbe abbandonare la distrazione riportando l’attenzione al respiro. In questo modo la mente si mantiene più concentrata e tranquilla. La concentrazione sviluppa la capacità della mente di rimanere focalizzata su un soggetto, senza essere distolta dalle distrazioni. Senza gli occhiali della concentrazione il mondo appare confuso, sfocato e indistinto. Ma quando li indossiamo, tutto diventa chiaro e definito. Non sono gli oggetti ad essere cambiati, ma l’acutezza della nostra visione. Quando guardate a occhio nudo una goccia d’acqua, non vedete molto. Ma se mettete un campione d’acqua sotto le lenti di un microscopio, vedrete esseri che danzano e si muovono in maniera affascinante. Quando questa sorta di “raggio” di attenzione penetra di momento in momento sempre di più nell’oggetto dell’osservazione, la mante conquista la capacità di rimanere stabile e di non farsi distrarre ed è soddisfatta.

sabato 28 dicembre 2013

SINTONIZZARSI CON IL PRESENTE

Di solito risulta difficile mantenere l’attenzione su ciò che sta accadendo nel momento presente; la mente è deconcentrata e vaga altrove: sogni a occhi aperti, fantasie, sonnolenza, agitazione, pensieri e progetti casuali, giudizi su questi pensieri e progetti, reazioni ai giudizi...e se ci capiterà di notare quanto la nostra mente stia spaziando, allora potremo ricordarci di tornare di nuovo al presente. 
La piena consapevolezza rende vividamente chiara la differenza tra essere presenti o distratti. Ci accorgiamo di quanto siamo distanti dalle attività della nostra vita, anche nei momenti che ci sembrano più preziosi, perché la mente ci spinge altrove.
Uno degli scopi della piena consapevolezza è di mantenerci sintonizzati con il presente. La piena consapevolezza non consiste nel pensare a ciò che proviamo: è una semplice attenzione profonda all’esperienza stessa. La distrazione è un sintomo che serve a segnalarci che stiamo evitando la verità di un determinato momento.
Può essere utile porsi una domanda pienamente cosciente: “Che cosa mi impedisce di stare nel presente?”. A volte la risposta fa emergere l’influenza nascosta dei nostri schemi emotivi più profondamente radicati.
La capacità di mantenere la nostra consapevolezza concentrata stabilmente può spezzare la resistenza della mente alla realtà del momento.Se provate qualcosa di piacevole, rimanete consapevoli senza fuggire. Se si tratta di qualcosa di spiacevole, rimanete coscienti senza resistere. Se invece si tratta di un’esperienza che vi è indifferente, la precisione nella consapevolezza impedisce che diventi noiosa.



martedì 12 giugno 2012

La formazione su yuotube

Abbiamo inaugurato una serie di mini video sui temi più cari alla nostra formazione che carichiamo su youtube ad uso principalmente di chi segue i seminari di formazione olistica "shanga".
Il primo linkato qui sotto riguarda gli specchi esseni e la scala dei valori interiori.
Buona visione
http://youtu.be/SXLujflGdVo