-la paura è una limitazione dell'espansione
-l'osservazione è il centro del mio potere
-quello che faccio sono pretesti per far succedere qcosa dentro
Corpo, mente, emozioni: esperienze condivise - Body, mind, emotions: shared experiences
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giovedì 5 febbraio 2015
mercoledì 14 gennaio 2015
Perle di Saggezza
Molto spesso all'origine di un malumore c'è il verbo volere.
Se ci vengono mosse delle critiche sarà bene ringraziare con sincero calore: qualcuno sta lavorando perfino gratuitamente per aiutarci a migliorare.
Tutto è scritto eppure meravigliosamente plasmabile.
Ogni virtù può raggiungere un punto di massima validità oltre il quale diviene difetto.
Se, perso in un tunnel, non vedi la luce dell'uscita, è perché non stai guardando nella direzione giusta.
Non c'è responsabilità senza consapevolezza.
Facendo solo il possibile dopo un po' ti ritrovi ad aver fatto l'impossibile.
martedì 23 dicembre 2014
Perle di saggezza
L'Umore
tinge tutto quello che hai, tutto quello che sei, tutto quello che fai. Per ciò,
prima ancora di pensare, parlare od agire fa sì che l'Umore abbia molto a che
vedere con l'Amore.
Ciò che si versa nella mente
opera.
Ogni problema nasce non con una
ma infinite soluzioni.
La più breve frase che
pronunciamo è un tesoro di informazioni su di noi
Doma te stesso pur lasciandoti
libero!
Quando leggiamo scriviamo dentro
di noi, quando scriviamo leggiamo dentro di noi.
A sollevare problemi si è tutti
bravi; è a trovar soluzioni che si è sempre in pochi.
Se hai fretta è perché non stai
facendo la cosa giusta.
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martedì 2 dicembre 2014
Il mondo nelle frasi di un maestro
-chi ama, ama
-la tecnica principe per svegliarsi è la presenza a se stessi, l'arte di osservarsi
-la paura di essere abbandonati è disistima verso se stessi
-gli altri vanno sentiti, non pensati
-la tecnica principe per svegliarsi è la presenza a se stessi, l'arte di osservarsi
-la paura di essere abbandonati è disistima verso se stessi
-gli altri vanno sentiti, non pensati
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lunedì 24 novembre 2014
Perchè scegliere una Guida e un percorso di evoluzione interiore
Le riflessioni di una ricercatrice.
"Seguire un percorso di evoluzione interiore è impegnativo.
Cambia la vita.
Perchè la vita stessa viene completamente messa in gioco:è come se si prendesserp i vari pezzetti di sè, si mettessero su un tavolo, e si iniziasse a guardarli.
Alcuni pezzetti li teniamo nascosti e speriamo non vengano mai fuori, altri non li conosciamo neppure noi e ci stupiscono quando emergono, altri ci fanno così paura che solo per avere il coraggio di guardarli ci vogliono mesi, anni.
Ma prima o poi escono tutti e ce li troviamo lì davanti.
Con l'aiuto della Guida si fa pulizia: si butta via la roba inutile, si aggiusta quella con imperfezioni, si spolverano dei pezzi e, a volte, si scoprono diamanti. E piano piano i pezzi utili, una volta aggiustati o sistemati (se necessario) tornano a posto.
Ma fa male, soprattutto all'inizio, perchè tutti quei pezzetti sono parte di noi e permettere che gli altri li vedano, avere il coraggio di gettarli o modificarli, è doloroso.
E il Percorso non si fa solo durante il seminario mensile: una volta tirati fuori, i pezzetti di sè, reclamano, urlano, vogliono attenzione.
E la vita diventa il Percorso e viceversa. A volte questa fatica si vede.
Quindi capita che gli amici, le persone che ci stanno vicine ma non abbastanza da sentire quello che sentiamo noi per il Percorso e la Guida, ci chiedano: ma perchè lo fai? Se soffri, se fai fatica...la tua vita ordinaria va bene, è perfetta...chi te lo fa fare?
E la mia risposta è stata, dal primo momento e lo è sempre e sempre di più:
"perchè facendo questa Scelta io mi sento sempre come nell'estate della maturità, quando senti che hai infinite possibilità davanti a te, che nulla ti è precluso e tutto è possibile."
E questa sensazione, una volta riemersa, è uno di quei pezzettini che tornano al loro posto e a cui non vuoi rinunciare mai più e per cui sei disposto a tutto."
venerdì 21 novembre 2014
I semi della consapevolezza
Questa mail, inviata ad un Maestro a circa 20 anni da un breve ed unico incontro con un allievo, dimostra come i semi della consapevolezza germoglino sempre, al di là del tempo e dello spazio.
"Ciao Paolo mi chiamo Sandro e ho 36 anni. Ci siamo conosciuti quando ne avevo 15, in Sardegna insieme ad un altro maestro di tachi di nome Luigi....ti parlai dei miei viaggi fuori dal corpo....poi le nostre strade si divisero, quell'incontro ha segnato la mia vita e lo ricordo con piacere....siamo tutti in cammino...n'amaste. Grazie anche se sono passati 20 anni o poco piú."
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venerdì 5 settembre 2014
Il mondo nelle frasi di un maestro
-Bisogna dare valore alle piccole cose, alle piccole sensazioni
-Se non sorridi, perdi un'occasione
-Quando il meccanismo esterno è molto forte, la motivazione "via da" è necessaria
-Se non sorridi, perdi un'occasione
-Quando il meccanismo esterno è molto forte, la motivazione "via da" è necessaria
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domenica 31 agosto 2014
Il mondo nelle frasi di un maestro
-la strada per uscire da un meccanismo inizia con una sensazione
-un meccanismo, per durare, deve essere isolato da tutto il resto
-un meccanismo, per durare, deve essere isolato da tutto il resto
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giovedì 28 agosto 2014
Il mondo nelle frasi di un maestro
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venerdì 4 luglio 2014
Condivisione di una ricercatrice. Focus su cose apparentemente di poca importanza, ma che in realtà, alla fine, svelano molteplici aspetti di noi “macchine”.
Mercoledì
2
luglio
2014
Focus
su
cose
apparentemente
di
poca
importanza,
ma
che
in
realtà,
alla
fine,
svelano
molteplici
aspetti
di
noi
“macchine”.
Come
molti
di
noi,
quando
qualcosa
del
comportamento
di
un
altro
mi
muove,
spesso
me
lo
tengo
dentro,
ci
rimugino
e
al
massimo
cerco
di
chiarirmi
a
quattr’occhi
con
l’interessato.
Questo
è
il
tentativo
di
invertire
il
trend
facendo
qualcosa
di
diverso:
condividere.
Spero
che
sia
per
me
l’inizio
di
un
cambiamento.
Grazie
Sara!
Quelli
che
seguono
sono
appunti
del
mio
diario,
li
ho
scritti
per
me
(nel
tentativo
di
comprendere)
e
li
mando
così
come
sono.
Un
minimo
di
premessa
sui
fatti
per
chi
non
ne
è
al
corrente
(è
scontato
che
è
la
cronaca,
per
come
me
la
ricordo
e,
soprattutto,
dal
mio
punto
di
vista!!!):
Durante
l’ultimo
seminario
ho
chiesto
a
Sara
se
potevo
fare
degli
interventi
di
potatura
sulle
rose
del
Mulino.
Mi
c’è
entrata
un’oretta
di
lavoro
poi
ho
dovuto
smettere
perché
avevo
da
fare
le
camere.
L’altro
giorno,
dopo
il
lavoro,
aspettando
la
cena
del
compleanno
di
Giovanna,
mi
sono
presa
un’altra
ora
per
portare
a
termine
quello
che
mi
ero
prefissa
di
fare.
Nel
frattempo
ne
avevo
parlato
anche
con
Giulia
(mi
sono
fatta
l’idea
che
quando
si
tratta
di
rose
bisogna
sempre
conferire
con
Giulia!).
Avendo
inmano
delle
forbici
(o
meglio,
cesoie)
mi
è
venuto
in
mente
che
avrei
potuto
tagliare
anche
quella
che
io
considero
un’erba
selvatica,
che
Sara
ha
lasciato
nei
5
vasi
che
sono
sulla
rampa,
dove
c’è
del
grano
seminato
dai
ragazzini
dello
scorso
anno.
Io
ci
passo
davanti
parecchie
volte
alla
settimana,
a
quei
vasi,
e
tutte
le
volte
li
guardo.
Ora
queste
erbette
sono
andate
a
seme
e,
secondo
me,
dato
che
la
pianta
è
a
fine
ciclo,
si
può
togliere,
così
anche
il
grano
finisce
di
maturare...
poi
sarebbe
bello
che
le
pansè
arancioni,
che
hanno
la
sventura
di
condividere
il
vaso
con
il
grano
e
le
erbe,
riuscissero
a
fiorire!
Queste
erbe
sono
carucce,
ma
un
po’
invadenti,
ben
radicate,
fra
l’altro
sporgono
e
sporcano
abbastanza.
Comunque
ho
sempre
pensato
che
le
avesse
lasciate
Sara
di
proposito,
perciò
non
le
ho
mai
tolte.
L’altro
giorno
(sempre
con
le
forbici
in
mano
– ScissorHands!)
ho
pensato
che
a
questo
punto,
visto
che
si
stanno
seccando,
nessuno
avrebbe
avuto
niente
in
contrario
se
le
avessi
tagliate,
tanto
più
che
anche
il
grano
mi
sembrava
maturo...
Matteo
e
Carlo
sono
al
lavoro
al
Mulino
così
chiedo
conferma
Matte
sulla
maturazione
del
grano,
che
secondo
me
è
da
“mietere”
(mi
fa
sorridere
l’idea
di
“mietere”
del
grano
in
vaso).
Lui
mi
rispondeche
sarebbe
carino
se
lo
facessero
i
ragazzi ,
che
tanto
l’indomani
sarebbero
stati
lì.
Gli
do
atto
che
sarebbe
carino.
Intanto
ho
tagliato
le
erbe
da
uno
dei
vasi,
ma
non
essendo
convinta
dell’effettiva
utilità
di
tale
operazione,
torno
a
dedicarmi
alle
rose,
che
ne
ho
ancora
un
bel
po’
da
ripulire.
(A botta calda, sono ancora infastidita) Poco fa mi telefona Sara per chiedermi se
ho tagliato le erbe da uno dei vasi di grano al Mulino. In sostanza mi dice che devo
chiedere a lei prima di fare qualsiasi intervento sul “Regno Naturale” al Centro,
non esattamente con queste parole, ma il senso alla fine è questoIn conclusione:
“Non tagliare più nemmeno una rosa, niente!”
Secondo quello che dice lei, il mio intervento si doveva l
imitare alle rose, non dovevo permettermi di prendere tale iniziativa e che ora ci sono
dei vasi “monchi” (hopraticamente deturpato il paesaggio..!)
Le cose che mi hanno più dato fastidio sono (anche se non in ordine d’importanza):
> Non mi ha mai telefonato in un anno e mezzo, domani sarò lì e c’è questa urgenza
inderogabile di “punirmi”, perché in sostanza lo scopo della sue telefonara era quello,
l’ho capito alla fine.
>
Mi
ripete
più
e
più
volte
che
non
devo
chiedere
a
Matte,
perché
la
responsabile
è
lei,
nonostante
io
le
abbia
spiegato
per
filo
e
per
segno
più
di
una
volta
che
è
stata
una
mia
iniziativa.
>
Per
ciò
di
cui
sopra,
mi
sento
come
se
mi
si
mettessero
in
bocca
cose
che
non
ho
detto
e
stessi
parlando
al
vento.
>
Mi
sono
alterata
per
questo
e
mi
ha
dato
molto
fastidio
alzare
la
voce
e
perdere
il
centro,
tanto
più
che
lei,
invece,
lei
era
abbastanza
fredda,
dall’
“alto
della
sua
posizione”.
>
Il
fatto
di
aver
reagito
mi
ha
fatto
immediatamente
sentire
debole,
priva
di
potere
su
me
stessa.
>
Lei
ha
concluso
dicendomi
praticamente
di
non
permettermi
più
di
tagliare
neanche
una
rosa...
Quello
di
potare
le
rose
per
me
era
stato
il
più
bel
lavoro
fatto
al
centro
negli
ultimi
anni,
può
sembrare
assurdo,
ma
è
proprio
così!
A
me
piace
tanto
fare
questo
tipo
di
lavoro,
mi
rilassa,
mi
ricarica,
mi
dà
soddisfazione.
Poi
avevo
passato
un’ora
o
due
al
sole
e
all’aria
aperta.
>
Ora
questo
ricordo,
questa
sensazione,
rischiano
di
essere
“macchiate”
a
vita
da
questo
diktat?
Devo
forse
essere
privata
a
vita
del
piacere
di
fare
del
giardinaggio
(se
capiterà
ancora
che
avrò
il
tempo)?
>
Una
volta
finita
la
telefonata
(ancora
infuenzata
dalla
rabbia
e
dal
dispiacere)
ho
riflettuto
su
un
fatto
e
adesso
ne
sono
anche
più
convinta,
che
è
tutta
una
questione
di
potere
e
anche
di
ruoli.
>
Lei
ha
voluto (secondo
me,
in
maniera
spropozionatamente
pesante)
far
valere
il
suo
potere
su
di
me
(ma
aquanto
pare,
soprattutto
su
Matte).
Io
mi
sono
sentita
schiacciata
anche
tra
loro
due.
>
Probabilmente
io
rappresento
uno
degli
“ultimiavamposti”,
per
cui
se
c’è
bisogno
di
far
valere
delle
“ragioni”
ci
si
può
“servire
“
di
me,
che
tanto
più
io
presto
il
fianco
in
qualche
modo,
non
foss’altro
che
per
le
mie
reazioni.
[Premetto
che:
ho
tagliato
delle
erbe
selvatiche
arrivate
a
seme
-per
cui
a
fine
ciclo-‐che
sporgono,
sporcano,
ci
struscio
tutte
le
volte
che
passo
di
lì
coi
borsoni
di
biancheria
e
ci
devo
spazzare
(io
e
nessun’altro,
checché
ne
dica
lei,
che
forse
c’avrà
spazzato
una
volta!).
Tali
piante,
che
non
sono
neanche
particolarmente
belle,
soffocano
delle
pansè
arancioni
che
fiorirebbero
altrimenti,
in
mezzo
al
grano
–
grano
e
pansè
che
forse
non
ci
sarebbero
neanche
se
qualche
mese
fa
non
le
avessi
liberate
dal
marciume
che
le
soffocava.]
Ma
torniamo
alle
questioni
di
potere...
>
Io
mi
sento
privata
della
possibilità
di
“intervenire”
in
un
ambito
che
a
me
dà
piacere
e
per
il
quale
ritengo
di
avere
un
minimo
di
talento
e
di
competenze
(non
professionali,
non
riconosciute,
ma
di
fatto
per
anni
ho
mantenuto
a
posto
Collungo
e
qualcosina
l’ho
fatta
anche
da
quando
sono
qui,
per
cui
ho
le
mie
idee
in
fatto
di
piante:
forse
questo
lei
lo
percepisce
come
una
specie
di
minaccia?
>
Infine,
ma
non
certo
meno
importante,
c’è
il
fatto
che
mi
sento
come
se
lei
mi
si
fosse
“rivoltata
contro”,
quando
invece
la
sentivo
vicina
(
anche
se
è
già
da
un
po’
che
mi
sembra
che
qualcosa
sia
cambiato,
però
non
mi
pare
che
nasca
da
me...).
Altre
considerazioni:
Forse
io
mi
sento
“mancante
di
potere”?
Sì,
nel
momento
in
cui
mi
sento
“mossa”
e
mi
ci
arrabbio.
In
effetti
avrei
pianto
di
rabbia,
dispiacere,
senso
d’impotenza...
ma
anche
questa
è
una
reazione
abnorme!
In
fin
dei
conti
avrei
solo
dovuto
molto
bonariamente
“mandarla
a
cagare”,
farmi
due
risate
e
chiudere
la
conversazione
con
una
battuta.
Mi
piacerebbe
tanto
essere
così,
leggera!
Invece
in
qualche
modo,
ho
sentito
qualcosa
che
“toccava
la
mia
identità”
-‐dicasi
anche
identificazione!
Mi
si
dice
che
sono
“scorretta”
(quando
a
me
sembrava
di
aver
chiesto
tutti
permessi
–a
lei,
a
Giulia).
Mi
si
fa
notare
che
ho
fatto
“una
cosa
che
non
si
fa”(es.:
tagliare
erbe
non
richieste),
per
cui
forse
sono
reputata
“inaffidabile”
(?!).
Mi
si
dice
che
non
devo
“avere
delle
idee”in
un
ambito
che
non
è
“il
mio”
(ognuno
giochi
nel
suo
portone!
–cioè
“non
voglio
giocare
con
te”),
per
cui
mi
sento
rifiutata.E’
ancora
tutto
lì,
dall’infanzia...(?)
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martedì 17 giugno 2014
I cambiamenti e i neuroni specchio
Il
nostro cervello si trova completamente immerso in una rete elettromagnetica.
Ogni neurotrasmettitore e carica elettrica neuronale dei cervelli intorno a noi
libera continuamente onde elettromagnetiche a 360° sferici, di una precisa e
determinata frequenza, che si è constatato scientificamente dipendere
fondamentalmente dalla propria alimentazione. Per alimentazione non si deve
intendere solo il cibo materiale ma anche I pensieri le emozioni che
attraversano ognuno di noi.
Tutto
ciò, se per un verso rappresenta una fonte di sicurezza per la sopravvivenza
della specie, rende qualsiasi cambiamento impossibile se non si cambia anche il
gruppo di appartenenza. In altri termini qualsiasi cambiamento, in un contesto
sociale di persone che sono assolutamente diverse, dopo un periodo più o meno
lungo è destinato a rientrare.
Infatti
il nostro cervello, proprio per il principio della minima energia, è costretto
a risintonizzarsi con la frequenza degli altri. Questo accade senza che neanche
ce ne accorgiamo, gradualmente ed inconsciamente.
Il “meccanismo mirror” determina una quasi costrizione all’imitazione. Il
meccanismo mirror si è sviluppato nei milioni di anni
anche a PROTEZIONE del
livello alimentare di minima energia raggiunto.
mercoledì 14 maggio 2014
Le possibilità umane
Le possibilità dell'uomo sono immense. Non è possibile neppure farsi un'un'idea di ciò che un uomo è capace di raggiungere. Ma nel sonno nulla può essere raggiunto. Nella coscienza di un uomo addormentato, le sue illusioni, i suoi sogni, si mescolano alla realtà. L'uomo vive in un mondo soggettivo al quale gli è impossibile sfuggire.Ecco perché non può fare uso di tutti i poteri che possiede e vive sempre e soltanto in una piccola parte di se stesso.
È già stato detto che lo studio di sé, dell'osservazione di sé, se condotti in modo corretto, portano l'uomo a rendersi conto che vi è qualcosa di sbagliato, nella sua macchina nelle sue funzioni, nel loro stato ordinario. Egli capisce che, proprio perché è addormentato, vive e lavora solo in una parte di sé, capisce che per la stessa ragione la maggior parte delle sue possibilità restano non realizzate, la maggior parte dei suoi poteri, non utilizzati. Egli sente di non ricavare dalla vita tutto ciò che essa potrebbe dargli, e che la sua incapacità dipende da certi difetti funzionali della sua macchina, del suo apparecchio ricevente. L'idea dello studio di sé acquista ai suoi occhi un significato nuovo. Egli sente che forse non vale neppure la pena di studiarsi così come è ora. Vede ogni funzione nel suo stato attuale, e come potrebbe o dovrebbe diventare. L'osservazione di sé induce l'uomo a riconoscere la necessità di cambiare. Praticandola, egli si rende conto che il solo fatto di osservare sé stesso produce certi cambiamenti nei suoi processi interiori. Comincia a capire che l'osservazione di sé è per lui un mezzo per cambiare, uno strumento di risveglio.
lunedì 14 aprile 2014
Un risultato dell'autoprogrammazione
(condivido l'esperienza di una mia compagna di ricerca)
Ho voglia di condividere una bella esperienza...
mi sono sentita dire mille volte "sentilo perfetto" e non sono mai riuscita a capire che il vero significato era un altro
ho sempre interpretato queste parole come "lui è perfetto"
mi sentivo attaccata, ho sempre pensato che mi venisse addossata la responsabilità dei vari problemi e che lui venisse scagionato da ogni responsabilità
e mi chiedevo: ma come è possibile che certe cose non si vedano? non sono io, è lui quello sbagliato, non è perfetto..
e mettevo tutta l'attenzione lì, senza spostarmi di mezzo milllimetro
poi ti ritrovi sola, sei lontana (fortunatamente fisicamente ma non con il cuore) e questo rende difficile ogni gesto, ogni movimento emotivo..
è come muoversi immersi in una sostanza gelatinosa, a rallentatore.
cerchi di cogliere e osservare il più possibile ma tutto sfugge e ti ritrovi in una melma soffocante che ti chiude la gola e non riesci più a parlare
le emozioni "negative" prendono il sopravvento e arrivi a distruggerti..
credi di essere sola e non poter chiedere aiuto a nessuno, tantomeno al maestro che ti ha sempre puntato il dito difendendo l'altro..
e la mente annaspa con mille punti interrogativi che si autoalimentano e ti annebbiano
ma c'è una piccolissima lucina in fondo al tunnel....devi riuscire ad arrivarci!
se vuoi respirare e risolvere almeno qualcosa devi darti da fare, sei sola e devi sfruttare al massimo ogni occasione, devi far tesoro di quei pochissimi momenti che hai a disposizione vicino al maestro e pomparli e gonfiarli e succhiarli fino al midollo
devi riuscire a mettere in pratica VERAMENTE qualcosa di quello che lui ti mostra..
sta dicendo che quando siamo in stato alfa possiamo parlare alla nostra "coscienza"
che possiamo progammarci andando a scardinare le convinzioni profonde
perchè non provarci? in fin dei conti ho sempre osservato che le ore passate in macchina sono quasi magiche; si genera un rilassamento molto piacevole
sono in alfa! e allora datti da fare!
ma devo dirmi la cosa giusta! cosa?
...LUI E' PERFETTO...
lo ripeto nella mente tante volte mentre guido con un bel teporino in macchina, la luce del mattino e tutto che scorre intorno..
negli ultimi tre mesi sono arrivata ad essere disgustata dal mio compagno
la situazione è precipitata in maniera indescrivibile
nessuna interazione di tipo fisico, mentale, emotiva, niente di niente
arrivare a voler essere miglia e miglia distanti, provare rabbia rancore verso di lui e non riuscire ad avvicinarsi
nessuna carezza, nessun bacio, nessuna parola carina, solo indifferenza, discussioni, lacrime, rabbia, urla...
..lui è perfetto...l'eco risuona nella mente, la giornata passa e quando torni a casa la sera senti dentro che hai voglia di accarezzargli le mani..
cosa mi sta succedendo? da dove arriva questa cosa? è cambiato qualcosa
la percezione di lui è cambiata, non è importante che faccia le cose come devono esser fatte, ma come io lo sento
ho voglia di un abbraccio, del SUO abbraccio..
C...O FUNZIONA!
allora ti avvicini, gli tocchi la mano e gli rivolgi la parola in maniera delicata
lo guardi negli occhi e dentro lo senti perfetto...
Ho voglia di condividere una bella esperienza...
mi sono sentita dire mille volte "sentilo perfetto" e non sono mai riuscita a capire che il vero significato era un altro
ho sempre interpretato queste parole come "lui è perfetto"
mi sentivo attaccata, ho sempre pensato che mi venisse addossata la responsabilità dei vari problemi e che lui venisse scagionato da ogni responsabilità
e mi chiedevo: ma come è possibile che certe cose non si vedano? non sono io, è lui quello sbagliato, non è perfetto..
e mettevo tutta l'attenzione lì, senza spostarmi di mezzo milllimetro
poi ti ritrovi sola, sei lontana (fortunatamente fisicamente ma non con il cuore) e questo rende difficile ogni gesto, ogni movimento emotivo..
è come muoversi immersi in una sostanza gelatinosa, a rallentatore.
cerchi di cogliere e osservare il più possibile ma tutto sfugge e ti ritrovi in una melma soffocante che ti chiude la gola e non riesci più a parlare
le emozioni "negative" prendono il sopravvento e arrivi a distruggerti..
credi di essere sola e non poter chiedere aiuto a nessuno, tantomeno al maestro che ti ha sempre puntato il dito difendendo l'altro..
e la mente annaspa con mille punti interrogativi che si autoalimentano e ti annebbiano
ma c'è una piccolissima lucina in fondo al tunnel....devi riuscire ad arrivarci!
se vuoi respirare e risolvere almeno qualcosa devi darti da fare, sei sola e devi sfruttare al massimo ogni occasione, devi far tesoro di quei pochissimi momenti che hai a disposizione vicino al maestro e pomparli e gonfiarli e succhiarli fino al midollo
devi riuscire a mettere in pratica VERAMENTE qualcosa di quello che lui ti mostra..
sta dicendo che quando siamo in stato alfa possiamo parlare alla nostra "coscienza"
che possiamo progammarci andando a scardinare le convinzioni profonde
perchè non provarci? in fin dei conti ho sempre osservato che le ore passate in macchina sono quasi magiche; si genera un rilassamento molto piacevole
sono in alfa! e allora datti da fare!
ma devo dirmi la cosa giusta! cosa?
...LUI E' PERFETTO...
lo ripeto nella mente tante volte mentre guido con un bel teporino in macchina, la luce del mattino e tutto che scorre intorno..
negli ultimi tre mesi sono arrivata ad essere disgustata dal mio compagno
la situazione è precipitata in maniera indescrivibile
nessuna interazione di tipo fisico, mentale, emotiva, niente di niente
arrivare a voler essere miglia e miglia distanti, provare rabbia rancore verso di lui e non riuscire ad avvicinarsi
nessuna carezza, nessun bacio, nessuna parola carina, solo indifferenza, discussioni, lacrime, rabbia, urla...
..lui è perfetto...l'eco risuona nella mente, la giornata passa e quando torni a casa la sera senti dentro che hai voglia di accarezzargli le mani..
cosa mi sta succedendo? da dove arriva questa cosa? è cambiato qualcosa
la percezione di lui è cambiata, non è importante che faccia le cose come devono esser fatte, ma come io lo sento
ho voglia di un abbraccio, del SUO abbraccio..
C...O FUNZIONA!
allora ti avvicini, gli tocchi la mano e gli rivolgi la parola in maniera delicata
lo guardi negli occhi e dentro lo senti perfetto...
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martedì 4 febbraio 2014
LA VIA PER LA CRESCITA INTERIORE INCONTRA NODI IL CUI SUPERAMENTO CI IMPEGNA IN PROFONDITA' CONSUMANDOCI MOLTE RISORSE.
Ciao Paolo,
dunque, un aggiornamento. è un momento molto faticoso. mi trovo a lottare giornalmente con stati di depressione o scoramento, cosa che non è usuale per me. cerco di non farli "entrare", di non lasciare spazio, con successo, direi, ma appunto tutto questo mi consuma energia. impegnarmi nei progetti e nel lavoro quotidiano mi sembra l'antidoto migliore a queste emozioni.
Mi sento ad un punto cruciale. ho visto di quale merda sono fatte alcune parti, e ho visto a cosa portano. non voglio assolutamente quel tipo di risultati, non voglio fare del male, né agli altri né a me stesso. voglio essere aperto, visibile, non voglio potere su qualcuno ma voglio il controllo su di me.
Forse a questo punto mi manca una strategia precisa, ma questa voglio concordarla con te o che sia tu a definirla, visto che la mia visione non è chiara.
Unica cosa che riesco a fare è fare un parallelo col lavoro esterno, quindi mettere massima attenzione a tutto, ai dettagli, fino al più piccolo, affrontare di petto quegli aspetti del lavoro che sento "naturalmente" di sfuggire. osservo comunque che faccio fatica ad alzarmi la mattina, mi sento proprio stanco, e anche la compulsione sul cibo rispetto all'aspecifico ha dei momenti in cui si fa proprio difficile, tipo per una settimana mi spinge fortemente, quella dopo invece non è così sensibile.
venerdì 24 gennaio 2014
A proposito del 5° specchio, un giovane ricercatore mi scrive
Stare molto tempo vicino ad altre persone rende più semplice l’emergere dei loro lati che entrano in conflitto con le molteplici parti, o io, della mia essenza. E mi son accorto che una persona in particolare muove molte personalità dentro di me, non dissimili da quelle che mi tira fuori mia madre, con la quale ho un rapporto a dir poco anormale. Questa persona è Raffaella. Lei è in conflitto con quella parte di me infantile, e probabilmente le linko anche qualcosa che ha perduto, e si esprime con me con quel suo linguaggio puntiglioso, scrupoloso e competitivo non dissimile da mia madre. Io dall’altra parte, mi ritrovo a subire ciò che ho subito nel corso della mia vita, e soprattutto durante l’adolescenza, subito dopo la separazione dei miei genitori, quindi quando mia madre si è trovata da sola ad educare un figlio. Incapace, oberata dalle sue paure, ansie e anche manie, ad affrontare l’educazione dei figli da sola, con un marito che si gettava inconsciamente nell’alcool e ne risentivamo soprattutto io e mio fratello, ha imparato ad agire in maniera fredda e priva apparentemente di affetto. Non dico che l’affetto non c’è in mia madre, è solo che tutto quell’energia di attaccamento (secondo me anche maniacale verso me), è stata filtrata pesantemente dal suo stato emotivo in perenne ansietà. Tutto ciò che ho subito sul piano emozionale da mia madre è stata infatti un’enorme carica di preoccupazioni e ansie. Mi ha trasmesso ciò che provava dentro e paradossalmente non avrebbe voluto per me.
Il rapporto con Raffaella che dunque mi linka la rumenta passata con mia madre, non può che essere ricco dal punto di vista dell’evoluzione individuale, e può essere fondamento per un eventuale sblocco relazionale con mia madre. Tutto ovviamente dipende da come mi muovo principalmente io, non da come si approcci lei, penso di avere diverso tempo a disposizione prima che lei cambi di atteggiamento nei miei confronti. Mi aiuterebbe sul piano dell’inconscio a comprendere meglio la situazione materna, perché sul piano della cognizione capisco(non comprendo) perfettamente il comportamento di mia madre. E riuscirei oltretutto a gestire meglio i meccanismi che ho con lei.
Per questo sento di dover ringraziare fortemente Raffaella per darmi questa opportunità di evoluzione interiore.Passando al piano vero e proprio della relazione con Raffaella cioè i meccanismi che scattano dentro, accade che alla rumenta che getta su di me, scaturita anche dalla più insignificante cosa, come il non aver acceso la stufa, oppure non aver badato a togliermi le scarpe prima di entrare in bagno, oppure il fatto che a volte mi fa presente che mi ritiene sul piano comportamentale un cafone, io non rispondo sguinzagliando l’animale, anzi la invito a farmi altri esempi di ciò che non va nel mio agire così che non accadano più errori. E’ una tattica che ho imparato da mia madre: così facendo Raffaella scarica la rabbia su di me e io sono capace di comprendere il senso della sua rabbia e non controbattere. Penso durante la “aggressione” che in realtà si tratta non di uno scarico nei miei confronti, bensì di uno scarico destinato ad una parte di lei, di Raffaella stessa. Una volta che si è scaricata, lei si sente bene, io invece in qualche modo la merda che mi ha tirato la sento. Mi trattengo dentro una serie di sensazioni spiacevoli, tra cui un sentimento di sottomissione e di incapacità di agire bene, e di non essere sempre in coscienza di ciò che faccio. Come se mi distraessi da ciò che veramente dovrei fare. In effetti potrei dire che Raffaella come mia madre, ha quasi una capacità di mettermi nelle condizioni di verificare se sto facendo bene, con il suo modo di seguire sempre puntigliosamente quello che faccio.
La domanda che mi pongo è però questa: è giusto continuare ad “evitare i colpi” assorbendo e comprendendo con la tattica sopracitata oppure dovrei sguinzagliare l’animale per analizzare bene cosa accade se lo faccio? So anche che a lungo andare non riuscirei a controllarmi e comunque l’animale prima o poi uscirebbe…
martedì 31 dicembre 2013
CONSAPEVOLEZZA PROLUNGATA
Uno dei limiti che si presentano all’azione del ricercatore è la caduta della consapevolezza di fronte alla sofferenza. Quando la mente ci suggerisce di fuggire (es.negli automatismi) resistere ci fa sembrare l’agonia assolutamente insopportabile; i pensieri distruttivi e minacciosi occupano tutto il campo. Eppure resistere, stare nella situazione consapevolmente (ormai sappiamo cosa significa), permette a qualcosa di incredibile di accadere: di colpo osserviamo la dissoluzione del dolore e dei pensieri intorno ad esso, invece di desiderare che il dolore cessi ci si ritrova tranquilli ad osservare affascinati le sue componenti. Stare in contatto con il dolore, con il piacere, o con l’indifferenza, finché questi stati mentali cambiano, ci consente di intuire che ogni esperienza non è permanente, qualunque essa sia.
L’intuizione che tutto si trasforma ci aiuta a liberarci dai richiami del piacere e dall’avversione al dolore. Ogni volta che osserviamo il momento di intenzione che precede la nostra azione, abbiamo la possibilità di penetrare nella catena di causa ed effetto che è all’origine di tutte le abitudini mentali.
Con un’emozione come la rabbia, sostenere l’attenzione può portarci a un’altra intuizione cruciale: se riusciamo a stare in contatto con la rabbia abbastanza a lungo, la vedremo trasformarsi in qualcos’altro, come il dolore, la tristezza, o qualche altra sensazione, o addirittura sparire. Ciò che ci era sembrato così solido si sgretola e si trasforma. La chiave di tutto questo sta nella capacità di rimanere in contatto con l’esperienza in tutti i suoi cambiamenti.
domenica 29 dicembre 2013
CONCENTRAZIONE E CAPACITA’ DI OSSERVAZIONE
La piena consapevolezza può essere vista come il tentativo sistematico di rieducare l’attenzione. Questa può essere senz’atro considerata una forma di meditazione.Due dei principali approcci all’educazione della mente sono la concentrazione e la capacità di osservazione. La concentrazione ha lo scopo di rinforzare la capacità della mente di mantenere l’attenzione focalizzata su qualcosa, come la respirazione, senza distrarsi. Ogni volta che la mente si sposta, per esempio a un ricordo, al pensiero di qualcosa che si deve fare, oppure a una preoccupazione, colui che medita dovrebbe abbandonare la distrazione riportando l’attenzione al respiro. In questo modo la mente si mantiene più concentrata e tranquilla. La concentrazione sviluppa la capacità della mente di rimanere focalizzata su un soggetto, senza essere distolta dalle distrazioni. Senza gli occhiali della concentrazione il mondo appare confuso, sfocato e indistinto. Ma quando li indossiamo, tutto diventa chiaro e definito. Non sono gli oggetti ad essere cambiati, ma l’acutezza della nostra visione. Quando guardate a occhio nudo una goccia d’acqua, non vedete molto. Ma se mettete un campione d’acqua sotto le lenti di un microscopio, vedrete esseri che danzano e si muovono in maniera affascinante. Quando questa sorta di “raggio” di attenzione penetra di momento in momento sempre di più nell’oggetto dell’osservazione, la mante conquista la capacità di rimanere stabile e di non farsi distrarre ed è soddisfatta.
sabato 28 dicembre 2013
SINTONIZZARSI CON IL PRESENTE
Di solito risulta difficile mantenere l’attenzione su ciò che sta accadendo nel momento presente; la mente è deconcentrata e vaga altrove: sogni a occhi aperti, fantasie, sonnolenza, agitazione, pensieri e progetti casuali, giudizi su questi pensieri e progetti, reazioni ai giudizi...e se ci capiterà di notare quanto la nostra mente stia spaziando, allora potremo ricordarci di tornare di nuovo al presente.
La piena consapevolezza rende vividamente chiara la differenza tra essere presenti o distratti. Ci accorgiamo di quanto siamo distanti dalle attività della nostra vita, anche nei momenti che ci sembrano più preziosi, perché la mente ci spinge altrove.
Uno degli scopi della piena consapevolezza è di mantenerci sintonizzati con il presente. La piena consapevolezza non consiste nel pensare a ciò che proviamo: è una semplice attenzione profonda all’esperienza stessa. La distrazione è un sintomo che serve a segnalarci che stiamo evitando la verità di un determinato momento.
Può essere utile porsi una domanda pienamente cosciente: “Che cosa mi impedisce di stare nel presente?”. A volte la risposta fa emergere l’influenza nascosta dei nostri schemi emotivi più profondamente radicati.
La capacità di mantenere la nostra consapevolezza concentrata stabilmente può spezzare la resistenza della mente alla realtà del momento.Se provate qualcosa di piacevole, rimanete consapevoli senza fuggire. Se si tratta di qualcosa di spiacevole, rimanete coscienti senza resistere. Se invece si tratta di un’esperienza che vi è indifferente, la precisione nella consapevolezza impedisce che diventi noiosa.
martedì 12 giugno 2012
La formazione su yuotube
Abbiamo inaugurato una serie di mini video sui temi più cari alla nostra formazione che carichiamo su youtube ad uso principalmente di chi segue i seminari di formazione olistica "shanga".
Il primo linkato qui sotto riguarda gli specchi esseni e la scala dei valori interiori.
Buona visione
http://youtu.be/SXLujflGdVo
Il primo linkato qui sotto riguarda gli specchi esseni e la scala dei valori interiori.
Buona visione
http://youtu.be/SXLujflGdVo
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