Mercoledì
2
luglio
2014
Focus
su
cose
apparentemente
di
poca
importanza,
ma
che
in
realtà,
alla
fine,
svelano
molteplici
aspetti
di
noi
“macchine”.
Come
molti
di
noi,
quando
qualcosa
del
comportamento
di
un
altro
mi
muove,
spesso
me
lo
tengo
dentro,
ci
rimugino
e
al
massimo
cerco
di
chiarirmi
a
quattr’occhi
con
l’interessato.
Questo
è
il
tentativo
di
invertire
il
trend
facendo
qualcosa
di
diverso:
condividere.
Spero
che
sia
per
me
l’inizio
di
un
cambiamento.
Grazie
Sara!
Quelli
che
seguono
sono
appunti
del
mio
diario,
li
ho
scritti
per
me
(nel
tentativo
di
comprendere)
e
li
mando
così
come
sono.
Un
minimo
di
premessa
sui
fatti
per
chi
non
ne
è
al
corrente
(è
scontato
che
è
la
cronaca,
per
come
me
la
ricordo
e,
soprattutto,
dal
mio
punto
di
vista!!!):
Durante
l’ultimo
seminario
ho
chiesto
a
Sara
se
potevo
fare
degli
interventi
di
potatura
sulle
rose
del
Mulino.
Mi
c’è
entrata
un’oretta
di
lavoro
poi
ho
dovuto
smettere
perché
avevo
da
fare
le
camere.
L’altro
giorno,
dopo
il
lavoro,
aspettando
la
cena
del
compleanno
di
Giovanna,
mi
sono
presa
un’altra
ora
per
portare
a
termine
quello
che
mi
ero
prefissa
di
fare.
Nel
frattempo
ne
avevo
parlato
anche
con
Giulia
(mi
sono
fatta
l’idea
che
quando
si
tratta
di
rose
bisogna
sempre
conferire
con
Giulia!).
Avendo
inmano
delle
forbici
(o
meglio,
cesoie)
mi
è
venuto
in
mente
che
avrei
potuto
tagliare
anche
quella
che
io
considero
un’erba
selvatica,
che
Sara
ha
lasciato
nei
5
vasi
che
sono
sulla
rampa,
dove
c’è
del
grano
seminato
dai
ragazzini
dello
scorso
anno.
Io
ci
passo
davanti
parecchie
volte
alla
settimana,
a
quei
vasi,
e
tutte
le
volte
li
guardo.
Ora
queste
erbette
sono
andate
a
seme
e,
secondo
me,
dato
che
la
pianta
è
a
fine
ciclo,
si
può
togliere,
così
anche
il
grano
finisce
di
maturare...
poi
sarebbe
bello
che
le
pansè
arancioni,
che
hanno
la
sventura
di
condividere
il
vaso
con
il
grano
e
le
erbe,
riuscissero
a
fiorire!
Queste
erbe
sono
carucce,
ma
un
po’
invadenti,
ben
radicate,
fra
l’altro
sporgono
e
sporcano
abbastanza.
Comunque
ho
sempre
pensato
che
le
avesse
lasciate
Sara
di
proposito,
perciò
non
le
ho
mai
tolte.
L’altro
giorno
(sempre
con
le
forbici
in
mano
– ScissorHands!)
ho
pensato
che
a
questo
punto,
visto
che
si
stanno
seccando,
nessuno
avrebbe
avuto
niente
in
contrario
se
le
avessi
tagliate,
tanto
più
che
anche
il
grano
mi
sembrava
maturo...
Matteo
e
Carlo
sono
al
lavoro
al
Mulino
così
chiedo
conferma
Matte
sulla
maturazione
del
grano,
che
secondo
me
è
da
“mietere”
(mi
fa
sorridere
l’idea
di
“mietere”
del
grano
in
vaso).
Lui
mi
rispondeche
sarebbe
carino
se
lo
facessero
i
ragazzi ,
che
tanto
l’indomani
sarebbero
stati
lì.
Gli
do
atto
che
sarebbe
carino.
Intanto
ho
tagliato
le
erbe
da
uno
dei
vasi,
ma
non
essendo
convinta
dell’effettiva
utilità
di
tale
operazione,
torno
a
dedicarmi
alle
rose,
che
ne
ho
ancora
un
bel
po’
da
ripulire.
(A botta calda, sono ancora infastidita) Poco fa mi telefona Sara per chiedermi se
ho tagliato le erbe da uno dei vasi di grano al Mulino. In sostanza mi dice che devo
chiedere a lei prima di fare qualsiasi intervento sul “Regno Naturale” al Centro,
non esattamente con queste parole, ma il senso alla fine è questoIn conclusione:
“Non tagliare più nemmeno una rosa, niente!”
Secondo quello che dice lei, il mio intervento si doveva l
imitare alle rose, non dovevo permettermi di prendere tale iniziativa e che ora ci sono
dei vasi “monchi” (hopraticamente deturpato il paesaggio..!)
Le cose che mi hanno più dato fastidio sono (anche se non in ordine d’importanza):
> Non mi ha mai telefonato in un anno e mezzo, domani sarò lì e c’è questa urgenza
inderogabile di “punirmi”, perché in sostanza lo scopo della sue telefonara era quello,
l’ho capito alla fine.
>
Mi
ripete
più
e
più
volte
che
non
devo
chiedere
a
Matte,
perché
la
responsabile
è
lei,
nonostante
io
le
abbia
spiegato
per
filo
e
per
segno
più
di
una
volta
che
è
stata
una
mia
iniziativa.
>
Per
ciò
di
cui
sopra,
mi
sento
come
se
mi
si
mettessero
in
bocca
cose
che
non
ho
detto
e
stessi
parlando
al
vento.
>
Mi
sono
alterata
per
questo
e
mi
ha
dato
molto
fastidio
alzare
la
voce
e
perdere
il
centro,
tanto
più
che
lei,
invece,
lei
era
abbastanza
fredda,
dall’
“alto
della
sua
posizione”.
>
Il
fatto
di
aver
reagito
mi
ha
fatto
immediatamente
sentire
debole,
priva
di
potere
su
me
stessa.
>
Lei
ha
concluso
dicendomi
praticamente
di
non
permettermi
più
di
tagliare
neanche
una
rosa...
Quello
di
potare
le
rose
per
me
era
stato
il
più
bel
lavoro
fatto
al
centro
negli
ultimi
anni,
può
sembrare
assurdo,
ma
è
proprio
così!
A
me
piace
tanto
fare
questo
tipo
di
lavoro,
mi
rilassa,
mi
ricarica,
mi
dà
soddisfazione.
Poi
avevo
passato
un’ora
o
due
al
sole
e
all’aria
aperta.
>
Ora
questo
ricordo,
questa
sensazione,
rischiano
di
essere
“macchiate”
a
vita
da
questo
diktat?
Devo
forse
essere
privata
a
vita
del
piacere
di
fare
del
giardinaggio
(se
capiterà
ancora
che
avrò
il
tempo)?
>
Una
volta
finita
la
telefonata
(ancora
infuenzata
dalla
rabbia
e
dal
dispiacere)
ho
riflettuto
su
un
fatto
e
adesso
ne
sono
anche
più
convinta,
che
è
tutta
una
questione
di
potere
e
anche
di
ruoli.
>
Lei
ha
voluto (secondo
me,
in
maniera
spropozionatamente
pesante)
far
valere
il
suo
potere
su
di
me
(ma
aquanto
pare,
soprattutto
su
Matte).
Io
mi
sono
sentita
schiacciata
anche
tra
loro
due.
>
Probabilmente
io
rappresento
uno
degli
“ultimiavamposti”,
per
cui
se
c’è
bisogno
di
far
valere
delle
“ragioni”
ci
si
può
“servire
“
di
me,
che
tanto
più
io
presto
il
fianco
in
qualche
modo,
non
foss’altro
che
per
le
mie
reazioni.
[Premetto
che:
ho
tagliato
delle
erbe
selvatiche
arrivate
a
seme
-per
cui
a
fine
ciclo-‐che
sporgono,
sporcano,
ci
struscio
tutte
le
volte
che
passo
di
lì
coi
borsoni
di
biancheria
e
ci
devo
spazzare
(io
e
nessun’altro,
checché
ne
dica
lei,
che
forse
c’avrà
spazzato
una
volta!).
Tali
piante,
che
non
sono
neanche
particolarmente
belle,
soffocano
delle
pansè
arancioni
che
fiorirebbero
altrimenti,
in
mezzo
al
grano
–
grano
e
pansè
che
forse
non
ci
sarebbero
neanche
se
qualche
mese
fa
non
le
avessi
liberate
dal
marciume
che
le
soffocava.]
Ma
torniamo
alle
questioni
di
potere...
>
Io
mi
sento
privata
della
possibilità
di
“intervenire”
in
un
ambito
che
a
me
dà
piacere
e
per
il
quale
ritengo
di
avere
un
minimo
di
talento
e
di
competenze
(non
professionali,
non
riconosciute,
ma
di
fatto
per
anni
ho
mantenuto
a
posto
Collungo
e
qualcosina
l’ho
fatta
anche
da
quando
sono
qui,
per
cui
ho
le
mie
idee
in
fatto
di
piante:
forse
questo
lei
lo
percepisce
come
una
specie
di
minaccia?
>
Infine,
ma
non
certo
meno
importante,
c’è
il
fatto
che
mi
sento
come
se
lei
mi
si
fosse
“rivoltata
contro”,
quando
invece
la
sentivo
vicina
(
anche
se
è
già
da
un
po’
che
mi
sembra
che
qualcosa
sia
cambiato,
però
non
mi
pare
che
nasca
da
me...).
Altre
considerazioni:
Forse
io
mi
sento
“mancante
di
potere”?
Sì,
nel
momento
in
cui
mi
sento
“mossa”
e
mi
ci
arrabbio.
In
effetti
avrei
pianto
di
rabbia,
dispiacere,
senso
d’impotenza...
ma
anche
questa
è
una
reazione
abnorme!
In
fin
dei
conti
avrei
solo
dovuto
molto
bonariamente
“mandarla
a
cagare”,
farmi
due
risate
e
chiudere
la
conversazione
con
una
battuta.
Mi
piacerebbe
tanto
essere
così,
leggera!
Invece
in
qualche
modo,
ho
sentito
qualcosa
che
“toccava
la
mia
identità”
-‐dicasi
anche
identificazione!
Mi
si
dice
che
sono
“scorretta”
(quando
a
me
sembrava
di
aver
chiesto
tutti
permessi
–a
lei,
a
Giulia).
Mi
si
fa
notare
che
ho
fatto
“una
cosa
che
non
si
fa”(es.:
tagliare
erbe
non
richieste),
per
cui
forse
sono
reputata
“inaffidabile”
(?!).
Mi
si
dice
che
non
devo
“avere
delle
idee”in
un
ambito
che
non
è
“il
mio”
(ognuno
giochi
nel
suo
portone!
–cioè
“non
voglio
giocare
con
te”),
per
cui
mi
sento
rifiutata.E’
ancora
tutto
lì,
dall’infanzia...(?)
Diario