lunedì 10 febbraio 2014

Gli stati emotivi negativi sono una scelta. Niente è oggettivo.

Ciao Paolo,
ieri, in risposta ad una mia domanda, è emerso un tema che mi sembra possa essere utile condividere.
Io ti ho detto che trovavo molto faticoso uno dei lavori emotivi che sto effettuando in questo momento, ovvero il distacco da una persona che era diventata oggetto di "tossicità" e non più strumento di crescita.
Io non avevo dubbi o tentennamenti sulla correttezza della mia scelta di distacco, ma pensavo di poter essere compresa sul percepire questo lavoro come faticoso.
Tu mi hai fatto capire che non esiste niente di oggettivamente faticoso, se io lo percepisco faticoso è perchè l'io che in questo momento archivia questa esperienza la sta archiviando nel modo sbagliato, ovvero tipo "in realtà questa cosa è una forzatura, non capisco come mai devo farla etc etc".
Se invece io faccio fare da archivista all'io che ha deciso la svolta, lui la archivia così "stai facendo una figata pazzesca perchè rischiavi di infilarti in una situazione vischiosa e limitante, stai vincendo una tua debolezza ed un tuo attaccamento, proprio come in un digiuno".
Ci è voluto un attimo per farmi cambiare l'io che archiviava, anche perchè questa esperienza è stata in gran parte archiviata così, solo raramente mi capitano momenti di "debolezza" che io confondevo con "stanchezza e fatica oggettiva".
E soprattutto ho capito che gli stati emotivi bassi SONO SEMPRE UNA SCELTA.
Questo mi è piaciuto moltissimo perchè è come avere veramente in mano il potere sulla propria vita, senza cadere nelle solite scuse rivolte all'esterno che non va bene.
Come mi hai detto tu, sarebbe buona norma ripetersi questo nei momenti di emotivo alto, quando riusciamo, così quando l'emotivo è basso e rischiamo di cadere nell'identificazione avremo una massa critica che ci permetterà di fare switch.
Grazie.

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